BiellaIl Dardo
Lupo, montagna e sprechi europei
La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere
Il video dei quattro lupi che percorrono la provinciale tra Rosazza e Piedicavallo non è un episodio curioso: è una fotografia politica. Mostra un’Italia dove chi abita e lavora in montagna è stato sacrificato in nome di un ambientalismo ideologico, elitario e completamente scollegato dalla realtà.
Un ambientalismo che nasce nelle redazioni dei giornali, nelle ONG coccolate da Bruxelles e nei salotti urbani, non certo nei pascoli, nelle stalle o nelle borgate dove ogni giorno qualcuno trova le carcasse dei propri animali. Da anni ci raccontano la favola del lupo “rarissimo”, “timido”, “bisognoso di protezione”. Peccato che oggi il lupo scorrazzi ovunque, senza paura, fino alle strade provinciali e ai pressi delle abitazioni. Le stime ufficiali parlano di “qualche decina di lupi” nella provincia di Biella, quando chi vive davvero queste zone sa che i numeri reali sono ben più alti.
Negare o falsificare dati numerici di presenze che ormai sono sotto gli occhi di tutti, attraverso continui video e foto, è un a cosa grave e qualche d’uno dovrebbe incominciare a prendersi delle responsabilità”… Eppure, dire la verità è diventato un atto politico: chi solleva dubbi viene subito catalogato come ignorante, retrogrado o addirittura “nemico della natura”.
La sinistra ambientalista ha costruito una narrazione in cui la montagna deve diventare un museo a cielo aperto, una riserva per predatori, e gli abitanti delle vallate un semplice fastidio da gestire.
Le comunità locali non sono più soggette da tutelare, ma ostacoli culturali da superare. E così il dibattito è stato sequestrato da chi il lupo lo ha visto solo nelle fotografie patinate dei progetti europei, finanziati a colpi di milioni.
Il progetto Wolf Alps, simbolo di questo approccio, è diventato la perfetta macchina politico burocratica: fondi enormi per monitorare ciò che è sotto gli occhi di tutti, conferenze per raccontare ciò che i residenti sanno già, pubblicazioni che non risolvono nessun problema concreto.
Sembra quasi che il vero obiettivo non sia proteggere il territorio, ma garantire sopravvivenza economica a chi vive di tavoli tecnici e consulenze ambientali. E guai a dire che il lupo non è più “a rischio”: significherebbe chiudere il rubinetto dei finanziamenti. Nel frattempo, gli allevatori il cuore pulsante della nostra montagna vengono trattati come un dettaglio secondario. Ogni animale sbranato è un danno economico, emotivo e culturale. Ma per gli ambientalisti radical-chic tutto si risolve con un “è la natura”. Facile dirlo da un appartamento al terzo piano di qualche ufficio ministeriale, senza dover raccogliere pecore dilaniate né spiegare a un bambino perché il vitello che curava non c’è più.
L’Europa, dopo l’episodio del cavallo della Von der Leyen, ha capito che qualcosa non funziona.
Ha iniziato a mettere in discussione la protezione assoluta del lupo. Paesi, aimè più “evoluti” di noi come Francia, Svizzera, Germania, Svezia ecc prevedono abbattimenti di lupo con un approccio scientifico e non politico-ambientalista come il nostro.
E l’Italia? Come spesso accade al momento si è fermata alla propaganda: annunci, piani, tavoli, e poi il nulla. Il solito immobilismo che punisce chi produce e premia chi vive di ideologia. Una politica seria deve avere il coraggio di dirlo chiaramente: la montagna non è un santuario per predatori, è un luogo di lavoro, vita e identità. Servono monitoraggi veri, numeri reali, rimborsi immediati, e soprattutto la possibilità di intervenire quando la presenza del lupo diventa una minaccia concreta per la sicurezza e per l’economia locale.
Se vogliamo salvare la montagna, dobbiamo prima di tutto salvare chi la abita. E questo significa rompere l’incantesimo dell’ ambientalismo estremo, che difende il lupo ma dimentica l’uomo.
W la montagna, W chi la vive, W una politica che finalmente mette i cittadini prima dei predatori e prima degli sprechi europei.
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Arnoldo
1 Dicembre 2025 at 16:20
la regione Piemonte sembra voglia tagliare fondi alle comunità montane, quindi i veri lupi sono loro, creando settori A e B , inoltre tempo fa salendo al monte cucco, l allevatore aveva le mucche che non stavano bene perché gli aerei scaricano cherosene prima di arrivare in Francia. per allegerirsi prima di atterrare e li nessuno si lamenta. altro che lupo e ecologia