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L’addio a Franco Bettassa Cont tra i canti di alpini e partigiani

Da bambino visse l’occupazione nazifascista. «Ricordava con dolore l’uccisione di Boggiani»

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È andato avanti Franco Bettassa Cont, alpino e figura storica di Mongrando. Il suo cuore ha smesso di battere nei giorni scorsi all’Ospedale degli Infermi, dove di recente era stato ricoverato. Aveva novant’anni.

Ad annunciare la sua scomparsa sono stati la sorella Carmela con Pierino, la nipote Gloria Trione e l’affezionato Franchino.

Franco Bettassa Cont, l’infanzia durante la guerra e la memoria della Resistenza

Addio a Franco Bettassa Cont, alpino e figura storica di Mongrando

Classe 1935, da bambino Franco visse il periodo della guerra e della Resistenza. Un periodo che lo aveva profondamente segnato, tanto che l’uomo ha voluto essere sempre presente alle commemorazioni del 25 aprile, dove non mancava mai di portare la propria testimonianza. Con grande lucidità, Bettassa Cont ricordava bene quegli ultimi mesi prima della cacciata dei nazifascisti. In particolare non aveva mai dimenticato Giuseppe Boggiani, nome di battaglia “Alpino”, partigiano che operava nella valle e che fu ucciso ad aprile del 1945, pochi giorni prima della fine del conflitto.

«Mio padre vendeva verdura nel negozio vicino a casa, nel centro di Mongrando – raccontava Bettassa Cont una decina di anni fa a Eco di Biella – andava a Biella a caricare e la portava anche nei paesi vicini. Allora era complicato anche avere il latte e noi ci aggiustavamo con le nostre tre caprette che portavo, insieme a mio cugino, a pascolare. Andavamo su per un grande prato dove c’erano le postazioni dei partigiani e dove c’è ancora il muraglione di San Lorenzo. C’era Boggiani, il comandante. Era grande e grosso, allora ventenne, ci faceva giocare, ci lanciava in aria e noi non potevamo che volergli bene. Avevamo nomi di battaglia come i loro, io ero “Volpe” e mio cugino Emilio era “Micio”».

Il ricordo della morte del partigiano “Alpino”

Poi il ricordo più doloroso, quello del 19 aprile 1945, quando le truppe tedesche arrivarono per l’ultimo rastrellamento. «Il comandante “Alpino” mandò i suoi al riparo e li fece scappare verso Vignazze – ricordava Bettassa Cont -, lui rimase indietro per difenderli, purtroppo una pallottola sparata dai tedeschi lo colpì in testa. Lo portarono a spalle fino a Bornasco, dove mio padre lo caricò sul carretto “biroc” e per non farsi prendere lo portò a Torrazzo, Zubiena, Magnano fino a Zimone, dove morì il 22 aprile. Ho pianto molto per lui».

Dalla musica alla Juve, le sue mille passioni. “Era un uomo pieno di vita”

Una volta cresciuto, Bettassa Cont aveva sempre lavorato nel tessile, in particolare alla Guabello, dove aveva raggiunto la pensione. Era un uomo pieno di vita e di passioni. Tra queste anche quella per la caccia, in particolare alla beccaccia e al fagiano. Dall’inizio degli anni Settanta era stato anche presidente della sezione di Mongrando dell’associazione venatoria, occupandosi in particolare delle operazioni di ripopolamento, garantendo sempre grande attenzione su questo fronte e su quello del rispetto delle regole.
«Oltre alla caccia, aveva mille hobby – sottolinea la nipote Gloria – e metteva sempre un’infinita passione in tutto quello che faceva. Giocava a bocce, andava a pesca, era un grande tifoso della Juve… e poi amava la musica e il ballo liscio, da giovane non perdeva una festa».

L’ultimo saluto con la banda e i brani degli alpini e dei partigiani

Non a caso, ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, durante il funerale in forma civile in programma ieri alle 15 in piazza 25 Aprile, a Mongrando, c’era anche la banda di Donato, che ha suonato i brani della tradizione alpina e quelli della Resistenza.
«Era un uomo pieno di vita – continua la nipote -. È sempre stato positivo, fino all’ultimo, non si è mai perso d’animo. Sapeva farsi volere bene, non a caso aveva molti amici, che si sono dimostrati tali fino a fondo, anche in questi ultimi giorni, venendo sempre a trovarlo all’ospedale».

Filoni: “Perdiamo una persona straordinaria. Lascia un grande vuoto”

Tra gli amici c’era anche l’ex primo cittadino, Toni Filoni, che lo ricorda con grande commozione: «Franco era una persona straordinaria, con una memoria storica incredibile. Ancora l’anno scorso aveva voluto esserci a tutti i costi, alla cerimonia del 25 aprile, nonostante la salute cagionevole. Alla fine era venuto in sedia a rotelle. Ricordo ancora nitidamente l’ultima chiacchierata a casa sua. La notizia della sua morte è stata davvero un brutto colpo. Sembrava si stesse riprendendo, che dovessero dimetterlo, invece non ce l’ha fatta. Lascia un grande vuoto».

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