Attualità
Quando la tempesta finirà
BIELLA – L’orizzonte spensierato della normalità, che ci siamo illusi di intravedere in estate, è tornato ad essere molto distante, reso ancor più lontano dall’aver abbassato la guardia nei mesi caldi, pensando scioccamente che tutto fosse stato superato.
La testimonianza drammatica di Luciano Gervini è un monito per rifocalizzarci sulla realtà, senza allarmismi né sottovalutazioni, ma il suo racconto di per sé non serve a nulla se non riflettiamo e non ci rendiamo conto che tutti noi possiamo trovarci nella stessa situazione, anziani o giovani.
La sua sofferenza e il concreto rischio di morire ci devono far ritrovare un nuovo centro di gravità per un modo di vivere diverso, riscoprendo il senso civico e la capacità di pensare un po’ di più agli altri.
Visto che pandemia e crisi economica viaggiano parallelamente, quest’anno per la prima volta imprese storiche biellesi chiuderanno il bilancio in perdita con fatturati ridotti fino all’80%, provocando a Natale una serie di licenziamenti, con conseguenze nefaste sull’indotto e acuendo le tensioni sociali ormai più che palpabili.
La politica deve fare la sua parte, puntando sulla progettualità e sull’organizzazione di questa difficile prova, per ridarci un’idea di futuro.
Ognuno di noi invece deve rinunciare a qualche abitudine, a tornare a casa prima il sabato sera, ad indossare la mascherina, ad evitare i luoghi chiusi e affollati. Non ci possiamo salvare da soli perché l’attenzione per noi stessi si fonde con quella per gli altri.
La tempesta finirà e, come scrive Murakami, “quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.
Vittorio Barazzotto
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