Attualità
Non riuscì a salvare una donna sul ponte, 3 anni dopo la scena si ripete e stavolta vince la vita
BIELLA – «L’ho visto sul ponte e mi sono fermata. Tre anni fa non avevo fatto in tempo a salvare una donna: non poteva e non doveva accadere di nuovo». A raccontare quanto successo nei giorni scorsi sul ponte della tangenziale è Vanna, la pensionata che domenica mattina ha soccorso un uomo prima che potesse commettere un gesto estremo.
«Stavo andando a fare la spesa – premette – perché ero rimasta senza il cibo per i gatti, quindi è stato un caso che passassi di lì: non vado mai al supermercato la domenica. Arrivavo da Chiavazza, più o meno a metà ponte ho notato un’ombra alla fine del viadotto. Avvicinandomi ho capito che era un uomo. Era vicino al cancello che chiude il passaggio pedonale, ma sembrava si stesse allontanando verso la strada di Gronda. Quindi l’ho superato, tenendo però d’occhio lo specchietto, così mi sono accorta che stava tornando verso il cancello. Ho accostato e chiamato il 112, poi mi sono diretta a piedi verso di lui tenendo aperta la chiamata con le forze dell’ordine. Non volevo rischiare di perdere secondi preziosi».
L’uomo, già di una certa età, era ormai all’entrata del percorso pedonale, ma non aveva ancora scavalcato, un’operazione forse resa più complicata dall’età.
«Con cautela mi sono avvicinata e l’ho salutato – continua la 64enne – poi gli ho detto “guardi che se ci sono dei problemi, si risolvono insieme” e mi sono presentata e qualificata come operatrice sanitaria, nella speranza che questo lo rassicurasse. Lui sembrava molto arrabbiato, rispondeva a monosillabi. Quindi mi sono presentata e gli ho chiesto come si chiamasse, ma non mi ha risposto. Ci ho provato, sperando che così sentisse anche la polizia al telefono, ma non voleva dire il proprio nome».
Nel frattempo Vanna, parlando con lui, ha scoperto che si trattava di una persona già seguita dai servizi sociali.«Gli ho ripetuto che i problemi possono essere risolti – continua a ricordare l’operatrice sociosanitaria in pensione – e gli ho chiesto se potessi prenderlo sotto braccio, dato che ero molto preoccupata. Volevo toglierlo da lì. Gli ho fatto notare che stavo tremando per l’ansia e l’ho convinto a incamminarci verso la strada di Gronda».
Nel frattempo è arrivata la prima volante, seguita pochi minuti dopo da una seconda: «E’ sceso un giovane poliziotto, intanto io continuavo a parlare con l’uomo. Per la mia esperienza lavorativa, sapevo che spesso, soprattutto con le persone anziane, usare il dialetto può aprirti una porta, così ho iniziato a comunicare in piemontese. E in effetti la cosa sembrava funzionare. Per l’agente non c’erano problemi, perché anche lui lo capiva».
Il peggio ormai era passato. Vanna ha quindi lasciato che a occuparsi dell’uomo fossero i poliziotti e ha raggiunto la propria auto per recuperare i documenti. Quando è tornata sui propri passi, ha potuto appurare che il pensionato era già salito sull’auto delle forze dell’ordine.
«Credo che sia stato accompagnato al pronto soccorso – aggiunge oggi – spero che adesso stia meglio».Un epilogo positivo, dunque, anche se a Vanna è rimasto un po’ di amaro in bocca per la reazione degli altri automobilisti: «Erano quasi le 10 del mattino – chiarisce – e di macchine sul ponte ne passavano parecchie. Eppure nessuno si è fermato, anche soltanto per chiedere se ci fosse bisogno d’aiuto».
Per lei quella di domenica è stata un’esperienza traumatica, perché tre anni prima aveva già vissuto qualcosa di simile, purtroppo senza poter fare nulla per evitare la tragedia.
«Stavo tornando a casa dopo aver accompagnato mio marito all’ospedale per una visita – spiega tirando fuori dal cassetto della memoria un ricordo particolarmente doloroso -. Mentre guidavo ho notato una donna che camminava sul ponte, aveva il passo talmente spedito che ho pensato lo stesse semplicemente attraversando. All’epoca non c’erano i cancelli, le barriere, i sensori… quindi non era insolito vedere qualcuno che lo percorreva a piedi. Tuttavia, pochi metri dopo averla superata, mi sono comunque fermata per sicurezza. E’ stata questione di attimi. E’ stato mio marito a dirmi che era già troppo tardi. Ci ho messo dei mesi a superare questa cosa, continuavo a vedermela davanti agli occhi. Oggi, per fortuna, il ponte è molto più sicuro ed è dotato di allarmi. Cancelletti, protezione e sistema di sorveglianza si sono rivelati fondamentali per salvare vite. Tuttavia è sempre fondamentale prestare attenzione, porsi delle domande, avere un dubbio in più, piuttosto che in meno. Se si ha timore a fermarsi, contattare almeno il 112 e segnalare la presenza, non costa nulla e non si viene implicati in alcuna grana».
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Ilmoralizzatore
23 Gennaio 2021 at 14:12
Un applauso alla Signora Vanna. Purtroppo e spesso siamo presi solo dai nostri interessi e dai nostri problemi che non ci guardiamo più intorno. Per fortuna c’è ancora gente cosi, gente di altri tempi che pensa anche alle altre persone. Brava