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I ladri di foto e video del piccolo Gabriele per adesso non si sono fatti vivi
I ladri di foto e video del piccolo Gabriele per adesso non si sono fatti vivi
Appello di Elisabetta Chiavarino
Ancora nessuna novità dopo l’appello disperato lanciato da Elisabetta Chiavarino nei giorni scorsi: i ladri dell’hard disk che conteneva tutto ciò che le rimaneva del figlio, Gabriele Balanzino, non si sono ancora fatti vivi.
«Vi prego con il cuore in mano – li ha supplicati su Facebook e sul nostro giornale -: anche in forma anonima, ditemi qualcosa».
Un’esortazione giunta dopo che qualcuno ha visitato la sua abitazione di Biella. Il furto è stato commesso nel pomeriggio di lunedì scorso, ma soltanto il giorno dopo la donna si è accorta che all’appello mancava anche il prezioso “scrigno” dei ricordi del bimbo, custodito accanto al computer. I ladri si sono portati via orologi, denaro e oggetti di valore, ma anche apparecchi elettronici, come la Playstation. Tra questi, appunto, il disco rigido contenente tutte le fotografie, i filmati, i ricordi di un’intera brevissima esistenza spezzata, quella del piccolo Gabriele, scomparso per le conseguenze di un tragico incidente verificatosi mentre giocava con un amico della mamma.
«Era tutto lì, in quell’hard disk – ha raccontato la madre disperata -, dal parto fino all’ultima foto, scattata proprio l’ultimo giorno della sua vita. Certo, una parte di tutto questo materiale posso recuperarla, ma non sarà mai tutto».
Non un semplice furto, dunque, ma un terribile colpo inferto al cuore, che ha riaperto una ferita già impossibile da rimarginare.
I giorni passano, ma Elisabetta Chiavarino non ha ancora perso la speranza che i responsabili leggano il suo appello e le facciano riavere o ritrovare il prezioso hard disk, in qualsiasi modo: «Del resto non mi importa nulla: gli oggetti si possono ricomprare, i soldi che ci hanno sottratto posso risparmiarli di nuovo, ma i ricordi sono insostituibili. Mio figlio non c’è più, non posso costruirne di nuovi. Hanno preso l’unica cosa che non mi dovevano toccare, quella più cara. Oltretutto quell’hard disk vale poche decine di euro, ho anche il terrore che possano averlo buttato via».
Ancora una volta, quindi, ribadiamo il suo appello: «E’ un hard disk nero wd, se qualcuno dovesse sapere qualcosa, per favore, mi contatti. Mi sento come se mi avessero portato via mio figlio un’altra volta. Non mi interessa sapere chi sia stato, va bene anche in forma anonima, purché mi venga restituito. Chi è entrato in casa nostra sa benissimo dove siamo: può anche lasciarcelo sulla casella delle lettere, scrivendo semplicemente “per Elisabetta”. O se trova un altro modo, va bene ugualmente, purché me lo restituisca. Di tutto il resto non mi frega niente, ma quelle foto e quei video sono tutto ciò che mi rimane del mio bambino. Chiunque sia stato, si metta una mano sulla coscienza». Ti può anche interessare leggere questo articolo (clicca qui)
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