Cronaca
Gabriele Balanzino, un gioco si trasformò in un incubo senza fine
Erano circa le 17,30 di un giorno di primavera, lunedì 13 maggio 2013. Gabriele Balanzino era insieme alla mamma, all’epoca dipendente di Game Stop, il negozio di videogiochi de “Gli Orsi” di Biella. In quel momento si trovavano proprio all’esterno del centro commerciale, nella piazza centrale, e si stavano godendo un momento di relax.
Il gioco e la tragica caduta
Con loro c’era anche Giuseppe Tenace – amico e collega della donna tragicamente scomparso nel 2017, a soli 35 anni – che teneva il bimbo in braccio. Lo stava facendo giocare, sollevandolo con le mani per farlo divertire, come spesso si fa con i bimbi. Il piccolo rideva, era contento. Poi il dramma. L’improvvisa caduta accidentale e il colpo alla testa. Gabriele era scoppiato in lacrime.
La corsa all’ospedale
Mamma Elisabetta lo aveva immediatamente caricato sull’automobile e, accompagnata dallo stesso Giuseppe, lo aveva subito portato all’ospedale “Degli Infermi” di Biella, dove i medici lo avevano visitato e medicato.
In un primo momento sembrava aver riportato un semplice ematoma, poi le sue condizioni si erano aggravate, come appurato dalla Tac, tanto da renderne necessario l’immediato trasferimento all’ospedale “Regina Margherita” di Torino. Il bimbo aveva un’emorragia cerebrale gravissima che alla fine si rivelò fatale: il piccolo cuore di Gabriele smise di battere poche ore più tardi.
Una ferita mai rimarginata per l’intera comunità
La sua morte sconvolse non solo mamma e papà, ma l’intera comunità biellese. Una ferita aperta che sanguina ancora oggi. Se fosse ancora vivo, Gabriele avrebbe soffiato da poco sulle sue prime otto candeline.
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