Tra le righe
Il Cammino di Oropa è diventato uno dei più popolari d’Italia
Fra le righe, la rubrica di Enrico Neiretti
Ho sempre letto con grande passione i racconti di viaggio del giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz. I suoi reportage sono stati a lungo un appuntamento fisso delle mie giornate di luglio, mentre aspettavo le vacanze e riempivo le mie pause pranzo leggendo quei racconti. Aspettavo con grande trepidazione il primo articolo di ogni serie dedicata ad un viaggio. Scoprire la destinazione e soprattutto il percorso dei viaggi di Rumiz è sempre stata una bella emozione. Da Trieste a Istanbul in bicicletta, l’Italia in treno sulle linee ferroviarie minori, l’Adriatico in barca sino alla Grecia, gli Appennini in Topolino, le Alpi in bicicletta, la frontiera orientale dell’Europa a piedi.
Persino una sorta di viaggio da fermo in un faro su un’isola al largo dell’Adriatico croato. Tanti sono stati i racconti di viaggio che mi hanno emozionato, in cui mi sono tuffato nel corso degli anni con gli occhi e l’animo sognante.
Quelle appassionanti letture lasciavano però in me anche un fondo di amarezza: mi chiedevo se sarei mai stato capace di compiere viaggi così impegnativi, avventurosi e soprattutto “densi”, ovvero ricchi di incontri, di esperienze, di conoscenza maturata durante il cammino.
E sì, il cammino, perché quei viaggi, al di là del mezzo di spostamento scelto, erano sempre “cammini”. L’andare lento con l’attenzione e i sensi rivolti verso l’ambiente esterno, erano il passo che accomunava quei percorsi diversi per luoghi e modalità, ma tutti indistintamente classificabili come cammino.
Del resto Rumiz, nelle tante pubblicazioni e nelle varie conferenze che tiene, spiega molto bene che cosa significhi cammino: cammino è un andare lento, capace di unire i luoghi e di dilatare il tempo. Pare un paradosso per noi veloci pendolari e turisti frettolosi, abituati ad una rapidità che ci dà l’illusione di raggiungere efficacemente ogni destinazione e di comprimere l’inutile tempo dedicato al trasferimento.
Eppure basta pensare a quali esperienze di contatto con i luoghi si sono sedimentate davvero dentro di noi per scoprire che ciò che è rimasto di quello che abbiamo visto è legato all’andare con lentezza, alla relazione attenta con il mondo circostante; in buona sostanza al cammino.
Il cammino è sempre una condizione di unione. E’ congiunzione di luoghi, è armonia personale. Il corpo e la mente trovano sintonia, i luoghi attraversati a passo lento svelano una coerenza che i passaggi veloci non permettono di cogliere.
Il cammino unisce la dimensione dell’andare a quella metaforica dell’evoluzione; è sempre un’esperienza profonda. Ho incontrato persone che hanno scelto il cammino come modo di scoprire un po’ di mondo e un po’ di loro stessi. Ho parlato con loro, e nello scorrere di quei racconti, negli sguardi, e nei toni evocati dai ricordi, ho trovato davvero il segno di una conquista.
Questa dimensione, che ha in sé qualcosa di profondamente fisico e qualcosa di altrettanto profondamente spirituale, attrae sempre più persone e sta diventando un vero e proprio approccio al mondo, in cui libertà, consapevolezza, rispetto, introspezione e relazione si fondono insieme, restituendo una visione nitida e carica di significato dell’andare.
Negli ultimi anni sono stati tracciati tanti nuovi cammini in ogni parte di Italia: sull’onda del fascino dei grandi cammini di pellegrinaggio come quello di Santiago de Compostela e quello della via Francigena, tante vie che uniscono luoghi devozionali o meraviglie naturali sono state aperte e rese fruibili ai camminatori. Tra questi c’è il Cammino di Oropa, un tracciato che porta al grande Santuario Mariano con due possibili itinerari: il Cammino Canavesano, che da Valperga porta al Biellese unendo i Sacri Monti di Belmonte e quello di Oropa, e il Cammino della Serra che conduce da Santhià sino al santuario.
A partire dal 2019, l’anno in cui di fatto il cammino è stato aperto con l’apposizione della segnaletica, il numero dei camminatori che l’hanno percorso è costantemente cresciuto facendone uno dei cammini più popolari d’Italia. Quello di Oropa è un percorso molto apprezzato per l’accessibilità a portata di tutti, per le distanze gestibili, per l’ospitalità ben organizzata, per la bellezza del percorso. E’ notizia di questi giorni che sarà aperto un nuovo tratto del cammino verso il Sacro Monte di Varallo, che passerà per il Santuario di San Giovanni di Andorno e la Panoramica Zegna.
Questo completamento del percorso, che arriverà ad unire tra di loro tre dei nove Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO -appunto Belmonte, Oropa e Varallo-, rappresenta un bellissimo segnale per lo sviluppo del territorio biellese.
Una linea che percorre tutta la provincia, dalla pianura alla montagna, valorizzando e donando unità ad un percorso che mostra bellezze naturali ed artistiche di grande pregio.
Nella mia percezione Oropa è sempre stato un luogo di destinazione: il grande santuario spesso avvolto dalle nuvole e chiuso da una muraglia di montagne. Un luogo appunto di chiusura, il punto terminale di un’ascesa da cui si tornava ripercorrendo a ritroso la strada della salita.
L’idea di vedere invece Oropa come centro di un grande cammino, come luogo di arrivo e di partenza capace di unire i punti notevoli di un territorio ricco di bellezza e storia, è davvero affascinante e stimolante. Spero davvero che questo progetto, oltre ad aprire sempre più il Biellese alle rotte dei camminatori, riesca a dare a noi, che a pochi chilometri da Oropa siamo sempre vissuti, una visione più unitaria e coerente del territorio in cui viviamo.
Il cammino è davvero una condizione di unione: di luoghi, di esperienze, di visioni e di incontri. E soltanto quell’andare lento, che sa mettere in moto il corpo e la mente, e li sincronizza allo stesso ritmo, può dare consapevolezza dei luoghi. Oggi sembra che questa dimensione sia possibile, che le distanze si possano ridurre, che il tempo dell’esperienza si possa dilatare.
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Maria Teresa
9 Aprile 2023 at 9:09
buongiorno, una bella notizia ma purtroppo mancano i luoghi per pernottare specialmente in alcune tappe, nei giorni che coincidono con festività se non si prenota un mese prima non di trova un luogo per dormire, a noi pellegrini non serve il lusso dei B&B ci serve un letto pulito, un bagno e un luogo anche nei pressi, per cenare, grazie per l’attenzione