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«Pesanti ombre sulla regolarità del campionato»
BIELLA – Un autentico fiume in piena. Non arrabbiato, forse, ma sicuramente amareggiato, deluso per la china intrapresa dal movimento della palla a spicchi italiana.
Questo è stato Marco Atripaldi, che mercoledì nella sala stampa del Forum ha fatto un po’ il punto della situazione su Pallacanestro Biella e più in generale sul basket, all’indomani della fine della regular season di serie A2. Ma si può davvero parlare di fine stagione regolare se su 27 squadre solo due hanno disputate tutte le gare previste dal calendario?!
«Adesso ci attende quasi un mese di “vacanza”… – ha esordito il general manager rossoblù -. Una premessa è doverosa, però. Lo scorso anno avevamo disputato una buona stagione, chiudendo al primo posto il girone di andata, qualificandoci per la Coppa Italia e di fatto centrando i play-off. Poi è arrivato lo stop per la pandemia e da qual momento è iniziata la nuova stagione. La prima partita è stata quella della sopravvivenza e dopo aver perfezionato l’iscrizione ne è iniziata una ancora più difficile, quella di vincere sul campo. Non ci sono stati miracoli particolari e il 2020/2021 è stata senza ombra di dubbio la più difficile annata della mia carriera. Già sarebbe stata complicata alla luce delle premesse in condizioni normali, figuriamoci con tutto quello che ne è conseguito. E che nessun venga a dirmi che è uguale per tutti, perché un conto è affrontarla con una squadra profonda ed esperta e un altro farlo come abbiamo fatto noi».
I problemi non sono mancati. «Nessuno vuole accampare alibi, sia chiaro. Non sono ovviamente soddisfatto dei nostri risultati, ma accettiamo il verdetto del campo, i punti che abbiamo sono quelli che abbiamo meritato e se non avessimo commesso degli errori ne avremmo sicuramente qualcuno in più – ha proseguito Atripaldi -. Abbiamo pagato la prima parte, quando il Covid ci ha di fatto portato via mezza squadra. E non bisogna dimenticare che chi rientra dopo il contagio fa molta fatica. Però siamo sempre stati dignitosi e soprattutto rispettosi delle regole e del calendario e questo è un merito che bisogna dare alla squadra e allo staff. Poi con alcuni cambiamenti la situazione è migliorata e la seconda parte del nostro campionato è stato da metà classifica, un cammino che ci avrebbe portati alla salvezza. Abbiamo trovato una quadra e ora dobbiamo di nuovo fermarci per un mese, un ulteriore motivo di difficoltà, dunque. Tanto più che la giovane età del roster peserà inevitabilmente quando arriveranno le partite senza domani».
Una pausa che riguarda appunto Biella, Piacenza e nessun altro. «Soltanto noi e l’Assigeco abbiamo rispettato il termine “inderogabile” del 28 marzo per concludere la regular season – ha spiegato con un “pizzico” di ironia -. Per farlo abbiamo giocato 14 partite, sulle 26 totali, in due mesi, rispettando dunque il calendario. E oggi vinciamo il premio dei fessi. Questo getta ombre pesanti sulla credibilità e sulla regolarità del campionato, in quanto è stato violato, anzi violentato di equità sportiva. Ognuno si è modificato il calendario a proprio piacimento. E la cose peggiore, grottesca, è che gli organi preposti stanno facendo finta di niente. Tutto ciò sta accadendo nel silenzio più totale».
«A ottobre avevamo detto che non eravamo d’accordo a far partire il campionato e ci è stato risposto che bisogna giocare altrimenti i giovani non si sarebbero più interessati al basket e che se proprio non eravamo d’accordo non avremmo dovuto iscriverci – Atripaldi non si dà pace per quanto sta accadendo -. Successivamente avevamo proposto un blocco delle retrocessioni, ma in questo caso ci hanno detto che bisognava tutelare chi aveva investito per salire. Va bene, ma anche noi abbiamo fatto investimenti importanti eppure veniamo trattati come figli di un dio minore. Abbiamo sempre pagato tutto, stipendi, tasse ecc… e cosa ci resta in mano? Non siamo virtuosi, ma coglioni! In tutti i miei anni di carriera ricordo che le ultime due giornate di regular season venivano disputate in contemporanea, adesso invece le società “scelgono” quando giocare. Sembra di essere al torneo delle pizzerie, con tutto il rispetto… Si mettono in discussione e si bypassano i cardini fondanti della competizione sportiva. Questa doveva essere una stagione di transizione, ora ci si appella al principio della Federazione per il quale non si cambiano le regole in corso d’opera quando invece si è modificato tutto il possibile, a cominciare dai premi riservati ai giovani. E anche in questo caso siamo noi tra i più penalizzati. Tutto ciò è quanto di meno regolare si sia mai visto nello sport italiano».
«Si è pensato di fare il bene di quelle quattro-cinque società che hanno investito per vincere, non pensando a tutte le altre senza le quali il movimento crollerebbe. Non siamo stati tutelati dalla Lega e dalla Federazione. Voglio che tutti sappiano come stanno le cose, per rispetto del club, dei giocatori, dello staff tecnico, dei tifosi e degli sponsor», ha concluso Atripaldi con un sorriso amaro.
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