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Salute

Come funziona il servizio di riabilitazione ortopedica?

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All’interno del Gruppo Habilita si lavora con successo nel campo della riabilitazione ortopedica. Si distingue dalla riabilitazione neurologica per la tipologia del paziente e per le tempistiche dei trattamenti, che sono solitamente più ridotte. Abbiamo incontrato Graziella Dimarco, coordinatrice dei fisioterapisti della Casa di Cura I Cedri, che ci ha spiegato nel dettaglio come funziona il servizio di riabilitazione di una struttura come quella di Fara Novarese.

«L’équipe di fisioterapia – spiega Graziella Dimarco – è composta da 12 professionisti. Noi lavoriamo con pazienti che provengono dal Nucleo Stati Vegetativi permanenti; dall’Unità Funzionale di Medicina con i pazienti del reparto solventi; dall’Unità Funzionale per il Recupero funzionale riabilitativo di II livello; dall’Unità Funzionale di Ortopedia. In misura ridotta lavoriamo poi anche con i pazienti esterni. Si tratta di soggetti che utilizzano i nostri ambulatori per trattamenti mirati in situazioni specifiche. Sono frequenti i casi di post fratture agli arti superiori, al piede, alla caviglia, per lombalgie o per cervicalgie, post interventi agli arti inferiori e superiori».

Il lavoro che viene svolto è il medesimo per ogni paziente o varia in base alla tipologia del soggetto?

«Abbiamo diverse tipologie di paziente. In Ortopedia e Riabilitazione lavoriamo principalmente sulle protesi d’anca e di ginocchio, che è poi uno dei punti di forza della nostra attività. Per quanto riguarda i pazienti provenienti dagli Stati Vegetativi effettuiamo dei trattamenti di mantenimento; vale a dire delle mobilitazioni passive che tendono a mantenere lo status quo. Per i pazienti che, invece, provengono dalla Medicina è necessario valutare la singola patologia: tendenzialmente si tratta di pazienti allettati e, per questo motivo, il primo obiettivo è quello di aiutarli a fargli riconquistare la posizione eretta e garantirgli quel minimo di autonomia fondamentale una volta che si arriva a casa».

Quindi il raggiungimento dell’autonomia è il traguardo a cui voi puntate

«Esattamente, – prosegue Graziella Dimarco – l’obiettivo è proprio quello. Lo scopo finale della riabilitazione è quello di ridare al paziente un’autonomia che sia il più vicino possibile a quella completa.
Naturalmente il tutto è commisurato in base alla situazione di partenza del paziente.

Dove si svolgono le sedute riabilitative?

«La maggior parte del lavoro viene svolta in palestra. Qui utilizziamo vari ausili come le parallele, piuttosto che le scale protette, o i lettini per i trattamenti manuali. Ci sono poi dei trattamenti più specifici che vengono fatti in camera, solitamente legati a pazienti in stato vegetativo permanente, oppure nei confronti di quei pazienti particolarmente deboli per i quali è necessario un lavoro specifico di rinforzo muscolare prima di provare a rimetterli in piedi. Per questi ultimi casi si passa ad un livello intermedio con l’obiettivo di raggiungere in primo luogo una posizione seduta: una volta raggiunto è poi possibile farli uscire dalla stanza e portarli in palestra per il proseguimento del trattamento».

Vengono utilizzati particolari ausili per la fisioterapia?

«Tendenzialmente il nostro lavoro è prettamente manuale, però utilizziamo spesso delle apparecchiature che hanno una funzione analgesica e antiinfiammatoria: si tratta della magnetoterapia, la tecar terapia, il tape che, grazie al suo effetto drenante viene utilizzato soprattutto per i pazienti operati di protesi di anche di ginocchio. Utilizziamo poi ausili come le varie tipologie di deambulatori che ci aiutano nel recupero dell’autonomia del paziente, i palloni Bobhath e l’apparecchio per la mobilizzazione passiva continua del ginocchio, il Kinetec. A breve inizieremo ad utilizzare una nuova apparecchiatura, la Crio-presso terapia; indirizzata ai pazienti protesizzati con una finalità analgesica, antiinfiammatoria e drenante per gli edemi post intervento».

In media quanto dura la fisioterapia riabilitativa post intervento chirurgico?

«Per i pazienti che hanno avuto un intervento di protesi d’anca o di ginocchio, come tempi di ricovero ci atteniamo al protocollo dato dai medici ortopedici che varia da un minimo di 4/5 giorni di ricovero fino a un massimo di circa 15 giorni. Ovvio che poi ogni situazione deve essere valutata singolarmente. L’indicazione poi è quella di permettere al paziente di raggiungere quel minimo di autonomia che gli permetta si spostarsi all’interno della propria abitazione senza la necessità di avere costantemente qualcuno a supporto. Una volta che si è in grado di effettuare la salita e la discesa delle scale autonomamente e che si sono memorizzati e imparati in modo corretto un buon numero di esercizi per il rinforzo muscolare e per il recupero articolare dal nostro punto di vista è il momento giusto per mandare a casa il paziente. Il recupero completo poi avviene in autonomia: il nostro obiettivo è sempre stato quello di rendere un soggetto il prima possibile autonomo in maniera tale che si possa poi autogestire nella propria abitazione. Ovvio poi che le tempistiche varino da persona a persona: non tutti reagiscono allo stesso modo di fronte alla medesima problematica».

 

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