Pausa Caffè
Se la montagna smarrisce i sentieri
Pausa Caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana
Sino ad alcuni anni or sono, il Casb (Consociazione Amici dei Sentieri del Biellese) si occupava della sentieristica di montagna. Lo faceva prendendosi cura dei sentieri in modo assolutamente volontaristico, recando un servizio importante alla comunità, ma soprattutto incontrando le esigenze dei tantissimi appassionati di montagna del Biellese che avevano fatto di quei sentieri una componente fondamentale del loro rapporto con il territorio.
Contribuendo poi a farlo scoprire anche ad escursionisti non biellesi e quindi alimentando un flusso turistico significativo, soprattutto nei fine settimana.
Poi, scattò l’applicazione di una normativa che di fatto impedì ai volontari del Casb di occuparsi della manutenzione dei sentieri di montagna, a meno che ciascuno di loro non fosse dotato di attrezzature antinfortunistiche nonché di un’adeguata copertura assicurativa.
E chi avrebbe dovuto provvedere alle spese affinchè tutto questo si realizzasse? Ma naturalmente il Casb che a quel punto, anziché rimanere un sodalizio dedito al volontariato ed all’escursionismo, avrebbe dovuto trasformarsi in una sorta di protezione civile della sentieristica montana, cioè un nucleo di professionisti, magari anche con partita Iva e tutti gli orpelli burocratici che ormai mortificano quella sana cultura del fare, un tempo considerata una risorsa per tutti, ed oggi divenuta a dir poco ingombrante.
Risultato finale di questa illuminata intuizione? Sentieri quasi cancellati dalle mappe, altri danneggiati da smottamenti e coperti di pietrisco, ponticelli inagibili, alberi pericolanti, escursionisti in difficoltà, turismo del trekking in affanno. E naturalmente il rimpallo di responsabilità tra Comuni e Regione, cioè tra chi i soldi non li ha e chi non ce li vuole mettere.
La questione è stata sollevata dal gruppo del Pd all’ultimo consiglio comunale di Biella, che ha trasferito in sede politico/amministrativa i mugugni e le amarezze che da tempo percorrono gli ambienti degli appassionati di montagna biellesi e non solo.
Dimostrando, se ancora ve ne fosse bisogno, che loghi e slogan roboanti non fanno il turismo, ma fanno soltanto credere di volerlo fare.
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