Pausa Caffè
Ospedale, occorre nuovo slancio
Pausa Caffè: Non dobbiamo deludere le aspettative dei biellesi
BIELLA – C’è una definizione che un tempo faceva tremare tutti gli amministratori di Asl e che oggi pare invece cadere nell’indifferenza: “mobilità passiva”.
La mobilità passiva è data da tutti quei pazienti che avrebbero potuto essere curati presso i presidi della propria Asl, ma che invece sono stati curati presso altre Asl per scelta o per carenze o assenze strutturali dei presidi del proprio ambito territoriale. Quando la mobilità passiva superava determinati livelli, per l’Asl suonavano diversi campanelli d’allarme.
Era principalmente un indicatore di scarsa efficienza, o di sfiducia da parte dei cittadini. E di conseguenza rappresentava una voce di bilancio in rosso, che poteva essere contrastata solo in due modi: o riuscendo a convincere i propri pazienti a riaccostarsi ai servizi della propria Asl, o disponendo di Reparti o servizi talmente efficienti tanto da risultare attrattivi per i pazienti di altre Asl.
Attualmente l’ospedale di Biella pare stia vivendo una fase di mobilità passiva piuttosto preoccupante.
Sarebbero ormai troppi i pazienti dirottati presso i centri di altre Asl per ricevere le necessarie cure, il che rappresenta un’inquietante perdita dal punto di vista delle potenzialità dell’ospedale biellese. Una perdita che però questa volta non sembra riguardare solo i pazienti, ma anche i medici. L’Asl di Biella starebbe assistendo ad una sorta di esodo di camici bianchi, sia per effetto dei pensionamenti sia per la decisione dei medici stessi di svolgere altrove la loro attività. Ed il ricambio pare sia molto rallentato (ad esempio da oltre un anno il Reparto di Cardiologia non ha un primario, dopo il pensionamento del dottor Marcolongo).
Il sindaco Claudio Corradino, ha recentemente affermato che l’ospedale di Biella non ha eccellenze. Ciò che desta perplessità è che non abbia espresso questo parere con rammarico, ma semplicemente come una mesta presa d’atto. Il nuovo ospedale di Biella è stato inaugurato meno di sette anni or sono (era il 19 dicembre del 2014) con un impegno finanziario imponente che coinvolse tante realtà biellesi, oltre alla Regione Piemonte nei confronti della quale esiste ancora un debito che si spera di estinguere con la vendita del vecchio presidio e delle aree ad esso annesse. Non possiamo permettere che un nuovo nosocomio come quello di Biella, unico sul territorio provinciale, venga posto nelle condizioni di dover mettere nel cassetto le proprie ambizioni e le attese dei pazienti biellesi.
Occorrono nuovi slanci di qualità e di fiducia, percorsi innovativi, personale motivato. E qualche attenzione in più da parte di quella Regione Piemonte ove la voce biellese non sempre giunge con la determinazione necessaria.
Giorgio Pezzana
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