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Biella

I dati a sorpresa sulla sanità biellese

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Sono certo che più di un biellese sarà rimasto a dir poco interdetto nell’apprendere che l’Ospedale di Biella risulterebbe essere, facendo riferimento al 2023, tra i tre presidi più “attrattivi” del Piemonte. Ma non solo. La sanità pubblica piemontese a livello nazionale, si colloca al quarto posto, preceduta solo dai servizi sanitari di Toscana, Veneto ed Emilia Romagna, tutto ciò secondo i rilevamenti del Nuovo Sistema di Garanzia per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti LEA).

E’ sorprende il fatto che in questa graduatoria la Lombardia, alla quale anche dal Biellese si è sempre guardato come ad un punto di riferimento da imitare, sia in realtà scivolata all’ottavo posto nella lista delle Regioni italiane. In realtà, a ben guardare, non vi è nulla di così strano. Il problema dell’Ospedale di Biella sta semmai nelle contraddizioni. Vi sono servizi e reparti che mostrano talvolta preoccupanti lacune e che vanno ad affiancarsi ad altri reparti che in questi anni sono divenuti delle vere e proprie eccellenze. Insomma, il presidio di Ponderano è probabilmente ancora alla ricerca di una propria identità, di un proprio assetto anche dal punto di vista degli organici, di una rinnovata credibilità che sta cercando di ritrovare grazie, per esempio, alla crescita di Chirurgia Vascolare, Ginecologia ed Urologia e ad alcuni interventi di straordinaria delicatezza e complessità portati a termine con successo.

E’ evidente che la strada da percorrere è ancora molta, come rivela il saldo passivo dei dati sulla mobilità di pazienti in entrata ed uscita, il che significa che sono ancora troppi i biellesi che vanno a cercare altrove risposte ai loro problemi di salute o, comunque, molti di più rispetto a quelli che da altre Asl vengono a cercare quelle risposte all’Ospedale di Ponderano. Dicevo del sorprendente crollo della sanità pubblica lombarda, che così sorprendente però non è, soprattutto se ricordiamo che la Lombardia, più di altre Regioni, è stata quella che ha in vari modi agevolato la crescita della sanità privata che ha avuto gioco facile soprattutto giocandosela su due fronti: l’emergenza e le liste di attesa.

Sono pochissime le strutture private dotate di pronto soccorso, che è il vero tallone d’Achille di quasi tutti i presidi di sanità pubblica e, per quel che riguarda le liste di attesa, è ovvio che trattandosi di strutture a pagamento, la loro gestione risulta assai più agevole. Se, con un intuibile ma auspicabile sforzo, la sanità pubblica saprà affrontare un riordino strutturale dei presidi di emergenza e riuscirà a dare risposte più attendibili sulle liste di attesa, potrà tornare a tenere testa al diffondersi della privatizzazione dei servizi sanitari. Le professionalità ci sono, ma occorrono meno tagli e più risorse.

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