Pausa Caffè
I biellesi amano davvero la montagna?
“Pausa Caffè”, la rubrica settimanale a cura di Giorgio Pezzana
E’ da quando sono bambino che sento ripetere che i biellesi vanno pazzi per la montagna. Io questa passione non l’ho mai avuta, saranno le mie lontane origini vercellesi. Però, da qualche tempo, sforzandomi di essere il più possibile oggettivo, mi guardo intorno e tutta questa gran passione nei biellesi non la vedo.
So che ora qualcuno sobbalzerà. Ma come? Il biellese Quintino Sella fondò il Cai, che da queste parti è quasi una chiesa; la sezione di Biella dell’Associazione Nazionale Alpini conta quasi 6mila iscritti; Biella stessa ama autodefinirsi “città alpina” e da queste parti operano svariate associazioni che della montagna pare abbiano fatto una loro ragione di vita. Com’è possibile avere dubbi su di una passione così palesemente radicata e spesso passata di generazione in generazione come un’inesauribile eredità? E poi le arrampicate, le ciaspolate e in alcuni casi anche le grandi spedizioni che hanno visto alpinisti biellesi inerpicarsi sulle cime più impervie del mondo.
Eppure, il dubbio su questa sperticata passione rimane. E ad alimentarlo sono alcune domande banali: perché, in questo profluvio d’amore, la funivia che collega Oropa al lago del Mucrone è ferma da anni? E perché al lago del Mucrone lo storico albergo Savoia sta cadendo a pezzi tra l’indifferenza di tutti? E perché le baite degli alpeggi che costellano le celebrate vallate biellesi sono spesso in stato di obsolescenza talmente grave tanto da renderle quasi inabitabili? In quelle baite si rinnova ogni anno il rito della transumanza che è un patrimonio dell’umanità, i margari con le loro mandrie sono da sempre le sentinelle delle montagne, i pascoli sono il loro regno. Eppure tante di quelle dimore si stanno sgretolando e vengono progressivamente abbandonate. E tutto pare avvenire senza che alcuna delle tante realtà che si dicono amanti della montagna, cerchi di interloquire nelle sedi opportune affinchè vengano reperite iniziative e risorse atte a preservare da un degrado irreversibile quel patrimonio che dicono di amare.
Allora, mi viene da pensare che tutta quella grande passione di cui si dice, forse finisce con una bella sciata domenicale agghindati all’ultima moda sulle piste della vicina Valle d’Aosta; forse ci si accontenta di una ciaspolata in compagnia e di una bella polenta concia o dell’Adunata degli alpini. Altrove, chi la montagna la ama davvero, la fa vivere ogni giorno, ne fa una meta irrinunciabile per turisti e cultori della natura e dei suoi abitanti, la respira a fondo. Qui si scuote il capo. Come per tantissime altre cose, si scuote il capo.
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ANDREA CREMA
7 Giugno 2024 at 9:00
D’accordissimo!!!
Ennio Bertona
7 Giugno 2024 at 9:48
Aggiungerei l’incuria per alcuni sentieri secondari e per la stessa Busancano.
Se manca la neve per sciare, allora non interessa più? Frana nella parte bassa…
Fino a trent’anni fa trovavo negligenza (manutenzione e segnali) in Valsesia e ritenevo il biellese più curato.
Trovai un piccolo cingolato a rifare tratti della salita al lago della Vecchia, ma già non si trovavano più segni né tracciato pur minimo della traversata dal colle Canaggia all’alpe Irogna, e nel ’23 la salita da funivie Mucrone al pian di Ceva, buona ancora nel 2015, è franata o per lo meno molto degradata in vari punti.
Che la nuova generazione del CAI sia cambiata?
Giuseppe
7 Giugno 2024 at 9:29
La montagna Biellese ad eccezione dell’oasi Zegna è tutta abbandonata.
La valle di Oropa è in completo abbandono, sentieri disastrati rifugi,funivia e seggiovia chiusi.
Tante promesse non mantenute.
Maria Claudia
7 Giugno 2024 at 13:13
Che tristezza
ha ragione G.Pezzana
Pol
7 Giugno 2024 at 17:21
ci fosse solo la montagna abbandonata,almeno li non ci sono senzatetto,ubriaconi e compagine cantanti come ai giardini zumglini.(per ora).
albert
7 Giugno 2024 at 22:10
per me montagna vuol dire la zona di piedicavallo, in quella di Oropa ci sono troppi ruderi testimoni di un tempo che fu, ricco ed ora indecorosamente in decadimento…gli alpeggi serviti da strade, tranne qualche esempio negativo, sono funzionanti, per gli altri non si può pretendere che si viva ancora come cento anni fa!
Steap63
8 Giugno 2024 at 13:44
Frequento per lavoro l’alta Valle Oropa e in effetti la sensazione di abbandono è tangibile. Sarebbe bello creare una rete di vecchi alpeggi da usare come B&B o rifugi per escursioni anche brevi invece di lasciare andare tutto allo sfacelo dando anche lavoro.Ma possibile che la proprietà che è del Santuario non abbia
soldi per ristrutturare?
albert
8 Giugno 2024 at 17:31
sembra che al santuario interessi solo la loro cerchia, anche solo la passeggiata dei preti o le trattorie vicine devono solo più crollare a pezzi…