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La Biella che piaceVa

Ma quanto era bello il vecchio ospedale?

Rubrica LBCP

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Dieci anni fa Biella cambiava ospedale. Sicuramente tutti voi che state leggendo siete nati in quello “vecchio” e questa è l’ennesima boomerata che potremo raccontare a figli e nipoti ma il punto è un altro, gira in rete la foto dell’ultima passeggiata per i corridoi prima dello stop definitivo e in un attimo sono partiti i ricordi dei nostalgici.

“Ah come era bello il vecchio ospedale, li si che funzionava tutto, quanto mi manca”.

Concordiamo in pieno, era stupendo con i suoi soffitti senza senso alti 3 metri e quell’intonaco dal sapore amaro, che dolcemente si scrostava ad ogni passaggio di un pedone troppo zelante o dal passo nervoso.

Quanto ci mancano quelle corsie raffazzonate e variopinte, con piastrelle diverse in ogni stanza, senza contare la bellissima e fornitissima sala caffè, dove tra una risata e una bestemmia scansavi con amore le cicche di sigaretta che esondavano dall’unico posacenere in ferro presente.

E gli androni delle scale tra un piano e l’altro, dove nonno Mario con la flebo attaccata andava a fumare una Muratti scatarrando e facendo rimbombo fino al sesto piano.

Che bei ricordi, quegli ascensori con le porte cigolanti anni settanta, che si aprivano a scatto quasi a invitarti a desistere ma tu ci salivi, perché era l’unico modo per raggiungere l’ultimo piano in meno di 7 minuti, sperando ovviamente di non trovare la barella con la nonnina centenaria, altrimenti dovevi attendere il giro successivo.

Stupendo tutto, con il pronto soccorso in cima a una rampa in porfido che con la
Pioggia manco se avevi il trattore potevi salirci in sicurezza e che favola incrociare l’ambulanza nell’unico ingresso dovendo fare marcia indietro, ma sempre con il sorriso perché era tutto cosi magico.

E poi come non dimenticare il parcheggio, quei favolosi 20 posti marci in via Caraccio, dove qualcuno si dice sia riuscito pure a parcheggiare una mattina, ma sono solo leggende alimentate dai quei sognatori che credono alle favole.

Ma non importa, era tutto più bello e ci facevamo 2km a piedi posteggiando in uno sterrato incustodito perché era comunque la cosa giusta, pagando, perché si, non come adesso, perché vogliono far cassa e basta.

Che rimpianti per quel sapore acre di dopoguerra e quel via vai in sala d’attesa senza sapere manco in che reparto fossimo, tutti mischiati e senza una vera sala informazioni a dirci cosa fare e dove andare.

Ah ma che spettacolo il vecchio ospedale, dove tutti siamo nati e dove tutti saremmo dovuti morire, invece siamo finiti a Ponderano, tra corsie organizzate, pulizia e macchinari all’avanguardia, però però “nessuno li sa usare e le liste di attese sono sempre le stesse”. (Cit)
Insomma, abbiamo trasferito l’ospedale e con lui i vecchi problemi ma quanto era bello lamentarsi in centro città, perché noi romantici siamo così, ricordiamo con affetto lammerda solo perché pervasi da uno strano sapore di “si stava meglio prima” e forse è pure un po’ vero però le cose cambiano ma i boomer restano e moriranno anche loro Ponderano, ci spiace, a Biella è rimasto solo un vecchio catafalco e il sogno di un amore che era così magico da sembrare quasi bello.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    9 Gennaio 2025 at 18:50

    Il vecchio ospedale faceva SCHIFO… S C H I F O e sto usando un eufemismo. E spero che crolli su se stesso il prima possibile, logorato dall’abbandono, in modo da non vedere più quell’orrore di cemento che colpisce come un pugno in faccia chiunque si avvicini a Biella.

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