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Cucu protagonista assoluto della festa

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Cucu protagonista assoluto della sfilata dei carri di oggi a Chiavazza, come da tradizione.

Lo stesso volto da 35 anni

Da 35 anni è la maschera del carnevale di Chiavazza e anche quest’anno ne sarà il protagonista indiscusso. Stiamo parlando di Franco Caucino, 74 anni, in arte il Cucu. «E’ dal 1983 che rappresento il carnevale nel quartiere e per me è una grande soddisfazione. Dovrei andare in pensione, sto aspettando che racimolino i soldi da darmi» scherza.

Un po’ di storia

«Forse – spiega Caucino – non tutti sanno che il Cucu, che evoca l’uccello migratore che annuncia la primavera, sia nato inizialmente come una maschera per la festa patronale. Solo a seguito della seconda guerra mondiale, infatti, si è pensato di trasformarla in maschera ufficiale del carnevale di Chiavazza, e da oltre 30 anni sono io ad impersonarla».

«Si è fatta sentire la mancanza dell’amico Max Gaggino»

Anche quest’anno, come da tradizione, sono confermati gli appuntamenti più attesi dagli amanti della manifestazione. «Siamo pronti per iniziare, nonostante si sia fatta sentire la mancanza dell’amico Massimiliano Gaggino (rimasto ricoverato in ospedale in seguito a un grave incidente, ndr), che da anni ci aiuta nella regia dei nostri spettacoli e al quale vanno i miei migliori auguri di pronta guarigione – continua Franco Caucino – Tra gli eventi, a gran richiesta, ci sarà sicuramente la sfilata dei carri, in programma domenica 4 febbraio, per la quale ci attendiamo un buon successo nonostante le limitazioni derivanti dalle nuove leggi sulla sicurezza e la fagiolata dei guinness in calendario domenica 11 febbraio, che ad ogni edizione attira moltissimi partecipanti per la degustazione della nostra specialità».

Una festa meno sentita rispetto al passato

Ma il carnevale al giorno d’oggi riesce ancora ad attirare i giovanissimi come in passato? Sulla risposta, il Cucu non ha dubbi. «La festa più goliardica dell’anno è molto meno sentita rispetto ad altri tempi. Attirare i giovani è diventato sempre più difficile, nonostante il nostro impegno a coinvolgerli, manca l’attaccamento e la goliardia che hanno segnato le precedenti generazioni. Questa sicuramente è una perdita, perché le tradizioni andrebbero conservate».

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