Biella
“Mia mamma stava morendo e l’ho scoperto da un sito”
L’incredibile e dolorosa storia del biellese Fabio Bergamin: «Quando sono arrivato all’ospedale, mia mamma era appena morta. Era lì da due giorni, nessuno mi aveva avvisato»
«Quando sono arrivato all’ospedale, mia mamma era morta da circa mezz’ora. Si trovava lì da due giorni, ma nessuno mi aveva avvisato. Se l’avessi saputo, forse sarei riuscito a vederla ancora viva».
“Mia mamma stava morendo in un ospedale, ma nessuno mi ha avvisato”
È difficile immaginare il dolore di Fabio Bergamin, figlio di Daniela Crescenzio, morta a 67 anni a fine settembre per le conseguenze di un tragico incidente avvenuto in Slovenia, vicino a Capodistria, mentre viaggiava verso la Croazia per far visita ad alcuni amici insieme al compagno, Nazzareno Decataldo, 55 anni, anche lui deceduto in seguito allo schianto.
A distanza di tre mesi il figlio ha voluto raccontarci ciò che ha vissuto, nella speranza che la sua testimonianza possa far sì che cose del genere non si ripetano.
«Nessuno mi ha avvisato dell’incidente, né tantomeno mi è stato comunicato che mia mamma era in fin di vita» ribadisce.
Non riusciva più a contattarla. Ha saputo dell’incidente da un giornale on line di Trieste
Sembra assurdo, ma Bergamin ne è venuto a conoscenza soltanto grazie a un giornale on line di Trieste.
«L’incidente si è verificato un sabato pomeriggio – ricostruisce -. Io non sapevo nulla, ma ho iniziato a preoccuparmi perché mia madre non rispondeva più al telefono, nonostante il cellulare suonasse. Nel corso delle ore ci ho provato senza successo una quarantina di volte. Quello di Nazzareno invece risultava irraggiungibile».
Le ore passavano e la paura e l’ansia aumentavano. Poi, all’improvviso, la prima doccia gelata: «Facendo ricerche on line, siamo venuti a conoscenza di un articolo su un incidente in cui venivano descritti residenza ed età dei nostri cari, senza che noi ne sapessimo nulla».
Non c’erano i nomi, ma tutto il resto coincideva. Da un lato è difficile immaginare cosa possa aver provato Fabio Bergamin in quel momento, dall’altro paradossalmente in questo modo ha potuto attivarsi per raggiungere la Slovenia.
La corsa verso la Slovenia
«Siamo andati subito in questura a Biella, ma nemmeno alla polizia era stato comunicato nulla. Abbiamo quindi deciso di contattare l’ospedale di Isola, dove, chiedendo al centralino, ci è stato detto che non risultavano ricoverati né mia madre, né Nazzareno. Nelle ore successive, il personale della questura, a seguito di ulteriori verifiche, mi ha contattato per comunicarci di aver saputo dal viceconsole che mia mamma era ancora viva, proprio in quell’ospedale. Ci hanno quindi consigliato di partire al più presto. Ormai erano le 22 di domenica».
Bergamin è partito subito insieme alla sua compagna. Purtroppo, però, quando l’indomani mattina è giunto a destinazione, era già troppo tardi.
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“Quando siamo arrivati all’ospedale, era morta da mezz’ora. Se mi avessero avvisato, forse sarei riuscito a vederla ancora viva”
«Siamo arrivati intorno alle 10 di lunedì – conferma -. Mia mamma era mancata mezz’ora prima. Se fossi stato informato prima, l’avrei potuta salutare un’ultima volta. Ancora oggi mi chiedo cosa sarebbe accaduto se non avessimo visto quel post su Facebook, forse l’avrei vista quando già era stata portata a Lubiana e messa in una bara».
A distanza di tre mesi l’uomo ha voluto rendere nota la sua storia affinché episodi come questo non si ripetano: «Ho anche scritto al consolato raccontando tutta la vicenda, ma non ho mai ricevuto risposta alla mail – conclude -. Avrei voluto poter dire addio a mia madre ma è stato impossibile perché, pur essendo nel 2024, epoca in cui chiunque possiede un cellulare, nessuno ci ha informati. Vorrei che almeno quanto vissuto da me possa servire affinché non si ripeta più: non è ammissibile che in una situazione come questa, in Slovenia, Facebook sappia più di un figlio».
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