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Cronaca

Anche in Piemonte la ‘ndrangheta fa affari milionari con i rifiuti

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I rifiuti bruciano e quelli che non bruciano si accumulano in capannoni industriali svuotati dal lavoro che si è spostato altrove. Cronaca nazionale! No, ormai anche nel Biellese si riscontra questo preoccupante e crescente fenomeno.
Il primo caso, lo scorso anno a Cerrione quando vennero trovate tonnellate di rifiuti stipati in un capannone e il secondo, il mese scorso, con l’incendio a Gaglianico, in questo caso in un’area autorizzata a trattare rifiuti.
Si tratta di episodi nuovi per il nostro territorio; non è questa la sede per valutare la dinamica dei due episodi specifici, su cui gli inquirenti stanno indagando, ma si possono esprimere alcune considerazioni generali sul tema “scottante” dei rifiuti e del suo complesso rapporto con la legalità.
I rapporti nazionali aiutano a chiarirsi le idee sulle cause della continua emergenza sui rifiuti; gli aspetti nevralgici sono:
1. Il quadro normativo attuale non incentiva le operazioni di recupero dei rifiuti, in particolare se si tratta di trattamenti innovativi. Una burocrazia lenta, incerta e contraddittoria favorisce le azioni di ripiego e consolida le attività criminali;
2. Produciamo troppi rifiuti: l’OCSE ha stimato che le materie plastiche sono diventate i materiali più prolifici del pianeta, con una produzione mondiale di 380 milioni di tonnellate nel 2015, a fronte dei 2 milioni di tonnellate degli anni ’50.
3. La produzione di materiali di recupero è superiore alla richiesta industriale per poterli lavorare e si continuano a preferire i materiali nuovi rispetto a quelli riciclati. E’ un cerchio che non si chiude mai. Parte della nostra raccolta differenziata viene destinata ai pochi paesi asiatici che ancora hanno necessità di materiale da recupero perché il nostro mercato interno non è sufficiente.

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Su questa fragilità normativa ed impiantistica attecchiscono bene le soluzioni di ripiego, quelle che risolvono facilmente un problema che si deve fronteggiare nell’immediato anche se superano la linea della legalità.
La gestione illecita dei rifiuti da sempre rappresenta un volume d’affari notevole per le attività criminali; in questo ambito si distinguono i reati di impresa, quando un imprenditore accumula tonnellate di materiale che non riesce a recuperare per mancanza di mercato o per ottenere un guadagno facile, oppure reati più organizzati, stipando ad esempio rifiuti in aree industriali abbandonate, lontane da centri abitati, tramite un prestanome che presto si dilegua, lasciando in eredità montagne di rifiuti al proprietario dell’immobile e/o alla comunità.
Le condotte illegali prosperano in un sistema economico debole, con un tessuto imprenditoriale in affanno e con una politica distratta dalla ricerca di nemici fuori dai propri confini nazionali: un contesto confuso favorisce il contagio da parte di azioni criminali, sia autoctone sia mafiose.
Gli ultimi dati riportati a luglio scorso su La Stampa sono allarmanti: secondo la DIA, i gruppi di origine ‘ndranghestista’ continuano a fare affari milionari nella nostra Regione, lavorando a pieno regime nei settori tradizionali di infiltrazione e stringendo solidi patti economici con imprenditori privati.
Nessun territorio è esente dall’ombra lunga della criminalità organizzata, compresa la nostra provincia che si presenta da qualche anno come un ottimo terreno da colonnizzare.
E’ però riduttivo pensare che l’illegalità si contrasti solo applicando il Codice di Procedura Penale. Fondamentale è il ruolo della Magistratura e delle forze dell’ordine che tengono l’asticella della prevenzione e della repressione molto alta.
E’ basilare tuttavia creare un contesto giuridico e sociale più stabile in quanto la legalità si ripristina se vi è fiducia nello Stato e se le leggi colmano i vuoti di cui abbiamo appena fatto cenno, per contenere comportamenti di ripiego. Il nuovo governo ha anche questa priorità, non più procrastinabile.

Vittorio Barazzotto

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