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«Il karate aiuta a crescere e ad acquisire sicurezza»
Francesca Crucitti racconta la sua esperienza con la maglia azzurra

«Il karate aiuta a crescere e ad acquisire sicurezza». Frequenta il Liceo Scientifico del Cossatese e per il futuro dice di avere molte idee, ma non ha ancora deciso quale facoltà sceglierà. Francesca Crucitti, classe 2007, intanto indossa la maglia azzurra della nazionale di karate, che è tanta roba.
«Il karate aiuta a crescere e ad acquisire sicurezza»
«Ho partecipato a tutte le categorie del Campionato Italiano della Fijlkam nella specialità kata, che si svolgono al Centro Olimpico di Ostia – spiega -. I risultati più importanti per me sono stati il secondo posto nel 2024 e il terzo posto nel 2023, sempre nella categoria Juniores. Ancora nel 2023 ho vinto un bronzo agli Europei a squadre a Cipro. E nel 2024 un bronzo ai Mondiali di Jesolo, sempre a squadre, e un oro al Campionato del Mediterraneo a Olbia. Nel 2025 un bronzo ancora al Campionato Europeo a squadre in Polonia e un argento agli Italiani Under21 di Taranto. Ho ricevuto il premio “Panathlon” dal Coni a Biella».
E non dimentichiamo il riconoscimento di “Sportivo cossatese dell’anno” dello scorso marzo. Francesca, quando hai iniziato a praticare l’attività?
«Ho cominciato da piccolissima, credo a 3 anni – dice ancora -. Papà Andrea è il mio allenatore, quindi ho iniziato da subito, perciò la disciplina è entrata a far parte della mia quotidianità. In precedenza avevo praticato per tantissimi anni ginnastica artistica in parallelo al karate. Ma la scelta è finita su quest’ultimo perché mi appartiene di più».
Quale differenza c’è fra karate e kata?
«Il karate è una pratica di arte marziale, che chiede alla base passione e disciplina. E si divide in kumite, che è combattimento, e in kata, che è una sorta di forma, una tecnica. Le gare a cui ho partecipato con la nazionale italiana sono state fatte con una squadra. C’è una parte in cui si cura la forma, in cui bisogna essere coordinate dal punto di vista del tempo e del respiro. E c’è una sorta di applicazione del combattimento».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«A breve parteciperò a una tappa di “Youth league” in Croazia, composta da cinque gare che si svolgono in giro per il mondo. A settembre parteciperò alla mia prima serie A in Austria, un torneo individuale internazionale di alto livello, che si svolge in tutto il mondo».
Praticare la tua disciplina aiuta anche a livello personale?
«Sicuramente mi aiuta molto a crescere. Quando poi ho dovuto passare dall’individuale alla squadra, sono rimasta in contatto 24 ore su 24 con altre due ragazze. Sono stata in Toscana per un mese, lontana da casa, per allenarmi con la maestra della nazionale. E ho dovuto, non dico riaggiustarmi, ma cambiare molto, acquistando sicurezza. Rimanere a contatto con altre ragazze che arrivano da contesti diversi, da tutta Italia, mi ha cambiato profondamente. Mi ha portato a fare un miglioramento e ad aprirmi di più».
Quale caratteristica occorre possedere per intraprendere il tuo percorso?
«Sicuramente bisogna uscire dalla propria comfort zone. Se non l’avessi fatto, non sarei arrivata dove sono ora. Bisogna rischiare e trovare le persone giuste che ti aiutino a raggiungere gli obiettivi, che ti sostengano, altrimenti è durissima. Io sono un’atleta azzurra dal 2023. A me questa opportunità ha cambiato totalmente la percezione della gara. Si porta lo scudetto sul petto, è una gara diversa, è un’emozione che non riesco a spiegare. C’è il tifo dei compagni, che puoi anche non conoscere, ma si crea un legame. Ci sono la tensione e la paura di deludere le aspettative che ti hanno portato a rappresentare le ragazze che hanno ambito al tuo posto. La prima volta è un insieme di emozioni da gestire, ma quando capisci come fare, poi le gare te le godi tutte».
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