Circondario
Da “ponte dei suicidi” a eccellenza turistica del territorio
La trasformazione del “Colossus” di Veglio
VEGLIO – Da ponte dei suicidi ad attrattiva turistica del territorio. A raccontare l’evoluzione del viadotto della Pistolesa è Michele Morganti, responsabile comunicazione di Exploring Outdoor srl, azienda che gestisce l’impianto per i lanci, il Parco avventura e non solo.
Il successo dei voucher regionali ha certificato la vostra importanza. Stupito?
“Direi proprio di no, da anni investiamo su Internet e sui social. I risultati premiano questi sforzi”.
Da ponte dei suicidi a risorsa turistica. Com’è avvenuta la transizione?
“Storia lunga. Siamo infatti attivi dal 1995. La trasformazione è stata possibile grazie alla maggiore presenza, fisica, sul ponte. Nel senso che siamo diventati, di fatto, un presidio. Più aumentava la nostra attività, più cresceva la presenza di persone e di eventi sul ponte. All’inizio si effettuavano lanci solo la domenica, da tempo invece tutti i week end. Spesso anche su settimana, oramai. Il nostro lavoro e le nostre iniziative hanno portato, e portano, vita sul ponte”.
C’è dell’altro?
“Tanto impegno e soprattutto, tantissima, comunicazione. All’inizio eravamo i matti che si lanciavano con l’elastico dal ponte. Poi siamo diventati una fonte di turismo per le attività commerciali della zona anche con il prezioso contributo di associazioni e di consorzi turistici. Grazie alla nostra presenza lavorano “B&B”, ristoranti e bar. Dopo un quarto di secolo i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Ci spieghi la vostra filosofia.
“Tutte le operazioni avevano, e hanno, l’obiettivo di mettere in luce il fatto che sul ponte noi portiamo un’attività positiva, sportiva, ludica, che dà emozioni forti ma sane e vitali”.
Continui…
“Il nostro primo intervento è stato mettere le telecamere nei pressi del ponte, che non volevano trasmettere un messaggio di controllo, ma di documentazione delle bellezze del luogo. Dopodiché abbiamo costruito un piccolo museo, che attraverso le foto e i video realizzati mostrava la straordinarietà naturalistica della nostra zona. Quindi abbiamo realizzato un sito Internet, che fornisce informazioni e appunti storici dall’alluvione ai giorni nostri. L’ultimo passaggio sono stati i social, da Facebook a Tik-tok, dove continuiamo a promuovere le nostre attività e il Biellese. In mezzo ci sono stati il coinvolgimento di persone famose e produzioni cinematografiche”.
Quanti lanci vengono effettuati dal “Colossus”?
“Ogni anno è una sorpresa. Abbiamo avuto alti e bassi, crescite e momenti di difficoltà. E penso alle varie crisi economiche, che hanno colpito il Biellese e il Paese. Grazie ai voucher quest’anno dovremmo essere attorno ai duemila”.
Obiettivi per il futuro?
“Crescere. Il nostro sogno, per esempio, è arrivare a cento giorni di attività per stagione. E’ un obiettivo ambizioso. Servirà molto lavoro e altri investimenti. Ma ce la possiamo fare”.
Qual è il profilo, medio, del lanciatore dal “Colussus?
“Impossibile sintetizzarne uno”.
Perché?
“Ci sono ragazzi e ragazze che festeggiano compleanni, addii al celibato o al nubilato, matrimoni, feste aziendali. Di tutto e di più, davvero”.
Avranno qualcosa in comune.
“Forse la voglia di superare un proprio limite. Il desiderio di provare un momento che ricorderanno tutta la vita. Poche persone, infatti, fanno più lanci. La maggior parte dei nostri clienti provano una volta sola. E poi custodiscono l’emozione e il ricordo per sempre”.
Non ci sono solo biellesi, giusto?
“Il nostro bacino di clienti arriva principalmente da Piemonte, Lombardia e un po’ dalla Liguria. Abbiamo frequentatori anche da altre regioni limitrofe, ma quasi simboliche. Poi ci sono appassionati che arrivano da Roma o dalla Sicilia”.
Addirittura?
“Certo. E aggiungo: ci sono turisti presenti nel Nord Italia che scelgono di venire a lanciarsi dalla Pistolesa dopo aver visitato Milano, Torino o Bologna. Persone che investono una mezza giornata delle loro vacanze, o soggiorni legati al lavoro, per venire da noi”.
Non è facile raggiungere il Biellese, figuriamoci Veglio…
“Infatti vendiamo loro un servizio che prevede l’arrivo del cliente in stazione a Biella, o a Cossato, poi il “taxi-bus” fino al nostro centro, quindi il collegamento con “B&B”. Un pacchetto completo, insomma”.
Quanto costa lanciarsi dal “Colossus”?
“Il prezzo è 110 euro. Se si vuole anche comprare il video, che giriamo con due operatori, arriviamo a 150 euro”.
Programmi per la ripartenza, dopo il Covid?
“Migliorare l’efficienza organizzativa. Già oggi lavoriamo solo su prenotazione, come in un aeroporto. A maggior ragione dopo la pandemia. Le persone non voglio assembramenti, chiedono precisione e puntualità. Ci sono le prenotazioni e la gestione degli spostamenti. Dovremo sempre essere all’altezza della situazione anche facendo crescere il numero di presenze e di lanci. E penso anche al discorso del cibo”.
In che senso?
“All’inizio avevamo solo un distributore automatico con qualche merendina. Oggi siamo dotati di un bar e di un ristorante”.
Quante persone lavorano per il centro lanci?
“Sette, con un contratto a tempo indeterminato, per le attività di produzione e amministrazione. Nei momenti di massima presenza di turisti, diamo poi lavoro a una ventina di collaboratori stagionali”.
Cosa vuol dire, sicurezza, per voi?
“Formazione del personale. Perché la sicurezza è nelle mani di operatori e d’istruttori. E poi qualità dei materiali. Siamo produttori di corde elastiche per i lanci, che vendiamo in tutto il mondo. Compriamo anche materiali, per i quali non badiamo a spese e che sono rigorosamente certificati. Il controllo sistematico di queste corde è fondamentale. E comunque dopo 350 lanci l’elastico viene distrutto, a prescindere. Il 20% del nostro fatturato è investito in sicurezza”.
E a quanto ammonta il vostro fatturato?
“Circa un milione di euro, considerando le diverse attività, anche produttive”.
Il momento più brutto della vostra attività?
“L’alluvione dell’ottobre scorso. Sembrava che la struttura avesse riportato danni strutturali. Noi eravamo tranquilli ma è stato necessario fare tutta una serie di verifiche, che hanno portato alla chiusura dell’attività, proprio nei mesi per noi più importanti. Le prospettive subito non erano delle migliori. Poi confrontandoci con i tecnici della Provincia abbiamo capito che la situazione era risolvibile e, tirando un sospiro di sollievo, lavorato per la riapertura”.
E il momento più bello?
“Quando abbiamo riaperto… Anche la festa nel 2016, per i 20 anni dell’attività, però, non era stata niente male”.
Cosa avete combinato?
“Quello che dicevo all’inizio. Abbiamo occupato il ponte: feste, incontri, lanci, eventi, musica, sport e tanto altro. Avevamo anche coinvolto un elicottero. Ricordo centinaia di persone allegre, vitali e positive. L’idea è di creare un evento così ogni anno, che funzioni da volano per tutta l’attività. Ci stiamo lavorando”.
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