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Saluto all’amico scrittore Raul Rossetti

Il ricordo di Piera Mazzone

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Riceviamo e pubblichiamo

Quando uno scrittore ci lascia le parole sbiadiscono, sembrano dissolversi in segni disarticolati, quasi avessero seguito l’autore, per fargli compagnia.

Raul Rossetti era nato a Chivasso nel 1929, ma le sue origini erano vicentine. Alla città veneta era rimasto molto legato e spesso la citava, appassionandosi alle vicende del Generale Giacomo Antonini, il “tramite” tra “romanzo vicentino” e la Valsesia: “Perché a Varallo la sua statua domina il ponte che porta il suo nome, al Museo Calderini è conservato il braccio imbalsamato, che venne definito reliquia della Nazione, perso in battaglia durante la difesa di Vicenza contro gli Austriaci”. Raul aveva molto apprezzato lo studio dello storico pratese Claudio Sagliaschi: “La “Professione di Fede” di un valsesiano del Risorgimento” e lo spettacolo: “Ho inseguito la libertà. Il Generale Antonini e la contessa Montalban”, interpretato dagli attori Francesca Pastorino e Graziano Giacometti.

Da anni aveva scelto di abitare in Valsessera, a Mucengo, già frazione di Flecchia, ora entrambe incorporate nel Comune di Pray Biellese: “Lo considero l’ultimo paradiso che ci rimane, con tanto verde, aria buona e tranquillità: mi sono integrato con la gente del posto, diventando un figlio adottivo di questa splendida vallata”. Raul, che amava seminare e far crescere alberi, è stato anche Presidente dell’Orto Botanico “Pier Carlo Bussi” a Guardabosone.

Il romanzo d’esordio, Il santo sotto il cappello, che poi sarebbe stato pubblicato con il titolo: Schiena di vetro, era stato presentato dall’amico scrittore Goffredo Parise a Longanesi nel 1957, affidandolo alle cure del giornalista Orazio Gavioli per adeguarne il linguaggio. Fu dimenticato sia dall’editore, che dall’autore, che pensava di non avere la stoffa dello scrittore. Ripescato, quasi per caso, vinse nel 1988 il Premio Pieve, e il Premio Calabria nel 1990. Il romanzo fu pubblicato da Einaudi e, in concomitanza con l’uscita del secondo libro: “Piccola, bella, bionda e grassottella”, ristampato da Baldini & Castoldi nel 1995, con un commento di Natalia Ginzburg, che considerava Rossetti un “narratore nato” apprezzandone il linguaggio vivo, fresco, spontaneo. L’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Santo Stefano, in provincia di Arezzo, conserva dal 1984 i diari, le memorie e gli epistolari degli italiani e ha raccolto fino ad oggi circa 9000 storie di vita: l’autobiografia picaresca di Raul racconta, “vista da sotto”, la vita nel fondo di una miniera di carbone a Liegi, e la carriera di un “amatore” vicentino dalle spalle forti e dal cuore tenero. L’energia anarchica e sfrontata dell’emigrante protagonista di Schiena di vetro, da un regista come Ken Loach avrebbe potuto essere trasformato in un grande film.

Rossetti partecipò attivamente alla vita culturale nazionale con presenze a incontri, convegni e al Maurizio Costanzo Show. Pur avendo raggiunto il successo e la notorietà, non snobbava la cultura locale: aveva collaborato con lo studioso biellese Diego Siragusa alla stesura del romanzo storico: La contessa e il giacobino, era sempre presente a incontri, presentazioni e alle mostre dei suoi amici artisti, come Rossella Osta Sella e Alberico Verzoletto.

Parise esordì con: “Il ragazzo morto e le comete” in cui c’è un personaggio che occupa trentaquattro pagine ed è proprio quel Raul Rossetti, che noi abbiamo imparato a conoscere e ad amare, con quella sua musicale cadenza veneta e lo sguardo azzurro e disincantato, da marinaio del mondo, che non si è certo fatto spaventare dalle Colonne d’Ercole.

Ciao scanzonato Amico che sapevi sempre strappare un sorriso.

Piera Mazzone

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