Biella
Corradino fra i gendarmi
Il commento di Dino Gentile
Apprendiamo dai giornali della messa sotto tutela del sindaco Claudio Corradino e, di fatto, dell’intera giunta da lui mal guidata, con l’ingresso di due personaggi di spicco della vita economica ed istituzionale del nostro territorio: Gabriele Mello Rella (noto commercialista locale e politico di lungo corso) e Claudia Ramella Trafighet (già presidente del Tribunale di Biella e, a suo tempo, appetibile candidata sindaco al posto dello stesso Corradino).
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L’immagine che balza spontanea alla mente è quella del Pinocchio tra i due gendarmi: “Quindi si volsero a Pinocchio, e dopo averlo messo in mezzo a loro due, gl’intimarono con accento soldatesco: Avanti! E cammina spedito! Sennò peggio per te! Senza farselo ripetere, il burattino cominciò a camminare per quella viottola, che conduceva al paese. Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse” (Collodi 1881).
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Le rocambolesche avventure di quella marionetta di legno segnano il suo esoterico percorso verso il riscatto umano, ma quello è il mondo delle fiabe. Nel mondo reale, qui a Biella, le avventure di Corradino non lasciano immaginare possibili trasmutazioni del personaggio, partendo dai primi passi zoppi della sua avventura politica a Palazzo Oropa, con il disdicevole aumento dello stipendio a sindaco ed assessori, giustificato dalla riduzione della giunta da 9 a 7 persone per “lavorare tutti a tempo pieno!”.
In verità non è andata proprio così perché ad oggi nella squadra di Corradino c’è chi ha sempre continuato a svolgere tranquillamente la propria professione, e l’indennità maggiorata continua ad intascarla puntualmente tutti i mesi. Ora non basta: come se le dichiarazioni e le posizioni di ieri fossero “fuffa”, oggi si torna a 9 con l’inevitabile aumento di spesa, a meno che le due new entry, rinuncino all’indennità con un signorile “beau geste” o che il loro costo non si ripartisca con un taglio d’indennità spalmato su tutti gli altri assessori – in fondo non sarebbe poi un gran sacrificio.
Dunque, a fronte delle costanti figuracce compiute da Corradino in questa prima metà legislatura, non ultima la catastrofica dimenticanza di presentazione di progetti al Governo col grave danno di decine e decine di milioni per la città (… quisquiglie), sorgono spontanee tante domande, come onde di torrente in piena: “Perché si è aperta la crisi politica? Per colpa di chi? Perché Zappalà si è dimesso e ora già rientra? Perché con Zappalà non è uscito anche Tosi, assessore all’urbanistica? Perché non se ne è andato Corradino, a suo dire responsabile politico e amministrativo della perdita milionaria? Chi paga per questa rovinosa voragine economica? Nessuno?
Questo fatto scandaloso e surreale finisce con le due solite battute del sindaco con la risatina di qualche suo tirapiedi? Lo scenario che si prospetta è inquietante perché tira una linea aritmetica sotto la quale compare uno zero assoluto in termini di risultato, con conseguente inappellabile giudizio di condanna dopo due anni e mezzo di governo fallimentare. Perché ci sarebbe bisogno di magistrati e commercialisti per rimettere in sesto questa giunta disastrata? E a questo punto, il ritorno di Zappalà in giunta è davvero vitale?
Altra questione nevralgica: ma con tutti i candidati eletti e non eletti del centro destra in quest’ultima tornata elettorale, possibile che in questi ultimi mesi non si siano trovate anime degne di colmare con competenza i buchi di giunta? Ai consiglieri di maggioranza va bene così? Va bene essere scavalcati da persone che non hanno preso parte alla faticosa competizione elettorale e che l’hanno osservata con un binocolo vintage da teatro? Ahimè, queste situazioni imbarazzanti sono lo specchio di una democrazia malata da tempo, dove chi occupa posizioni di governo è, normalmente, sempre più emanazione fiduciaria delle segreterie di partito e sempre meno espressione diretta dei cittadini – altro che imminenti riforme dello Stato e tramonto della partitocrazia!
L’anomalia è che a casa nostra il tramonto lo porta direttamente Corradino, ingessato su un palchetto dinnanzi al Municipio, mentre al microfono recita (si fa per dire) alcuni versi di Dante, svelandoci in quelle parole la propria attuale condizione umana: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”, e per andare all’inferno non gli basta un Virgilio, ne chiede due, sempre a spese dei cittadini s’intende.
Dino Gentile
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