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Urgente e necessario vaccinare i volontari

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Un urgente programma di vaccinazione dedicato ai Volontari, al di là delle categorie per le quali il programma è già attivo, prime tra tutti la Protezione Civile e i servizi di trasporto sanitario: è questa la richiesta di cui si è fatto latore il coordinamento dei Centri di Servizio del Piemonte inviando una lettera
alla Regione Piemonte all’indirizzo di Luigi Genesio Icardi, Assessore alla Sanità. L’esigenza, già manifestata nei giorni scorsi anche da singoli Centri di Servizio, nasce dalle tante richieste espresse e ricevute dalle associazioni accreditate.

Oltre 40mila i Volontari sono il patrimonio umano che opera nelle quasi 2.000 Organizzazioni di Volontariato attive nel Settore Sanitario e Socio-Assistenziale, circa il 60% delle OdV iscritte al Registro regionale del Volontariato. In questa grande attività che prosegue tuttora, i moltissimi Volontari, oltre a ripensare le modalità in cui si esplica il proprio impegno durante la pandemia, hanno anche scelto di non considerare il rischio di contagio, per quanto fosse tutt’altro che trascurabile, stante il continuo contatto con altre persone, quasi sempre tra le categorie più a rischio. Ora, qualora vaccinati, questo patrimonio di
dedizione e dono di sé potrebbe essere coinvolto anche nella gestione delle successive fasi della pandemia, a iniziare dal coinvolgimento negli hotspot di vaccinazione, e farsi così carico di alcune esigenze della società.

Silvio Magliano, portavoce CSVPiemontenet, commenta anche a nome di Gerardo Gatto presidente di Vol.To Torino, Carlo Teruzzi presidente CST Novara-VCO, Luca Vannelli presidente CTV Biella-Vercelli, Piero Baldovino presidente CSVAA Asti-Alessandria e Mario Figoni presidente di Società Solidale di Cuneo: “Sin
dal primo insorgere della pandemia, ormai un anno fa, il Volontariato si è immediatamente mobilitato, nonostante le difficoltà connesse con la gestione dei protocolli e il rischio personale a cui i Volontari si sono esposti. Vaccinare i Volontari – continua Magliano – avrebbe poi il merito di “liberare”, per le necessità
connesse con il contrasto alla pandemia e per la campagna vaccinale, un gran numero di cittadini tradizionalmente pronti a dedicarsi ad attività sociali e soliti donare sé stessi e una parte del loro tempo. L’attivazione di una campagna a livello regionale permetterebbe infine di organizzare un intervento
organico e omogeneo sul territorio, superando eventuali iniziative locali, di cui alcune già attuate e poi magari subito interrotte”.

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