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Sindacato sul piede di guerra contro il ministro Azzolina

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Il sindacato della Cgil, ma non solo, è sul piede di guerra con il ministro dell’Istruzione. Lo spiega bene Marco Ramella Trotta, segretario generale della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza.

Perché non vi piace l’operato di Lucia Azzolina?
“Contestiamo la sua assoluta chiusura, non solo alle nostre rivendicazioni, ma ad ogni forma di confronto. Gli incontri al ministero si sono ridotti a mere informative dove il ministro o i suoi funzionari si limitano a dare comunicazione. Questo non è tutto, il ministero sta disattendendo anche agli accordi presi in precedenza. Con l’intesa dello scorso ottobre il ministro si era impegnato ad avviare un percorso abilitante (“Pas”) per i precari storici. Ebbene, che fine ha fatto questo “impegno” firmato e sottoscritto? Il ministro inoltre travisa le nostre rivendicazione e le schernisce”.

Addirittura… Un esempio?
“Non abbiamo mai detto che volevamo sapere le domande del concorso, in anticipo. Abbiamo chiesto in presenza di una prova pre-selettiva, che le batterie dei quiz siano pubblicate tre settimane prima dell’esame. Questo è prassi di ogni procedura concorsuale”.

Scuole chiuse, didattica distanza e maturità. Qual è il vostro giudizio?
“La didattica a distanza è stata uno strumento emergenziale per “tamponare la falla”. All’inizio le difficoltà sono state considerevoli, teniamo presente che mai prima d’ora si erano sperimentati interventi di massa di didattica a distanza. Grazie all’encomiabile impegno dei docenti è stato possibile garantire una certa continuità di insegnamento e si sono stabiliti collegamenti con gli studenti bloccati a casa. Diamo un giudizio positivo solo come strumento d’emergenza. Non possiamo però parlare di “successo” come fa il ministro. La didattica a distanza ha tagliato fuori centinaia di migliaia di studenti dal loro processo didattico ed educativo. Si è trattato dei soggetti più deboli, caratterizzati da difficoltà socio-economiche e con problemi di apprendimento. Il processo didattico ed educativo può realizzarsi solo in presenza, con una reale partecipazione personale e sociale di docenti e di studenti. Sulla prossima maturità ancora non possiamo pronunciarci. Bene la sua strutturazione in una sola prova orale che – con piena e assoluta priorità alla sicurezza dei lavoratori e degli studenti – ci auguriamo possa essere in presenza”.

I precari, anche sui social, sono arrabbiatissimi. Molti vorrebbero la riapertura delle graduatorie di “terza fascia”, un modo per entrare nel mondo della scuola. Hanno ragione?
“Pienamente. Il ministero sta disattendendo agli impegni che ha sottoscritto e a quanto previsto dalla stessa normativa che, appunto, prevedeva la riapertura delle graduatorie per il giugno 2020. Ciò causerà un un grande danno ai precari e, di conseguenza, alla scuola. Decine di migliaia di giovani laureati non potranno accedervi e le scuole si troveranno – per non poche classi di concorso le graduatorie sono esaurite – a dovere chiamare supplenti senza disporre di un elenco ufficiale. I precari storici non potranno aggiornare la propria posizione sulla base dei titoli conseguiti e dei servizi svolti e non potranno trasferirsi. Preclusa quindi la possibilità di avvicinarsi a casa”.

Il ministro ha detto che l’informatizzazione delle procedure è un problema.
“Il ministro contraddice se stessa con i fatti. Durante questa emergenza sono state gestite in via telematica tutte le consuete procedure amministrative della scuola: le domande di trasferimento lo scorso marzo/aprile e le domande di aggiornamento della graduatoria “Ata” dei 24 mesi ora. Definita la piattaforma di lavoro, il numero di accessi non è un grosso problema. Si possono allungare i tempi per la compilazione e si possono prevedere degli step in cui suddividere le domande. Come chiediamo da anni poi, può essere adottata una procedura semplificata. Sottolineiamo poi l’incongruenza del ministro che da un lato dice che non può garantire il funzionamento della procedure informatiche per aggiornare le graduatorie ma dall’altro ne garantisce il funzionamento per le domande per le procedure concorsuali già bandite, che non saranno certo in numero inferiore”.

Arriviamo appunto al tema dei concorsi: ordinari e straordinari, banditi dal ministro. Sono realizzabili?
“Da anni rivendichiamo una procedura di assunzione per concorsi. È la loro mancanza ad avere determinato il fenomeno del precariato storico. Ora sono stati banditi i concorsi. Bene, ci sono i bandi che ne definiscono le procedure e questi bandi sono stati pubblicati in gazzetta ufficiale. Ebbene, sono in gazzetta ufficiale… ma potrebbero ancora cambiare! Proprio così! Il decreto che stabilisce la normativa concorsuale è ancora in sede di conversione in Parlamento e basterebbe l’approvazione di un solo emendamento (ne sono stati presentati decine, alcuni sostenuti dalle stesse forza di maggioranza, alcuni li abbiamo sostenuti noi) per stravolge tutta la procedura”.

Ricapitoliamo…
“Il ministero tiene chiuse le graduatorie che la normativa prevedeva di aprire e pubblica bandi di concorso quando ancora la normativa concorsuale potrebbe cambiare. Possibile fare peggio di così?
Voi chiedete l’assunzione per titoli. Non suona come una sanatoria?
“Semmai il contrario! Come prima cosa occorre chiarire che non parliamo di un’immissione in ruolo ordinaria – per capirci, il classico concorso pubblico – bensì di una procedura straordinaria dedicata a docenti che da anni (almeno 3) lavorano. A differenza del ministero che ha previsto una selezione iniziale data dall’esito di un esame a quiz, noi proponiamo una selezione iniziale dei precari storici sulla base dei loro titoli di studio e dei loro servizi svolti nella scuola statale. Stiamo parlando, è utile precisarlo, di docenti in possesso di lauree, master, specializzazioni… non in pochi casi di dottorati di ricerca e di anni ed anni di servizio precario”.

Nessun “libera tutti”.
“No, stiamo parlando solo della selezione iniziale. Al pari del Ministero chiediamo un anno di formazione in servizio, alla conclusione del quale – per ottenere l’effettiva immissione in ruolo – sarà necessario superare un esame orale”.

Lascia dubbi, anche, il tema del concorso in piena emergenza sanitaria.
“Certo. Come sarà possibile concentrare decine di migliaia di partecipanti nella situazione in cui ci troviamo? Il Ministero ammette candidamente che ad oggi non lo sa. Perché allora, preso atto della situazione, non procedere come suggeriamo noi da mesi?”

E a settembre, come si tornerà in aula?
“Difficile dirlo ora. Se la situazione attuale dovesse trascinarsi sarà necessario un serio confronto con tutte le parti sociali. La priorità assoluta sarà la salvaguardia della salute degli studenti e dei lavoratori della scuola. Anche su questo punto ci auguriamo che lo stile di lavoro del Ministro cambi radicalmente”.
p.l.b.

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