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Ronco Biellese: una meravigliosa sopresa, a tre anni dalla morte della nonna trova i suoi diari

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RONCO BIELLESE –  Classe 1917, Giuseppina Bona, originaria di Ronco Biellese, il 22 gennaio del 2002, esortata da suoi nipoti Emanuele ed Enrico, decide di scrivere nero su bianco i ricordi della sua vita. A distanza di diciannove anni dalla stesura degli scritti e tre dalla sua morte, Emanuele trova, all’interno di un cassetto di casa della nonna, alcune pagine che ripercorrono il suo cammino.

«Un giorno – spiega il nipote – le dissi di raccontare i ricordi del suo passato per non disperdere la memoria delle vicende che hanno contraddistinto la sua vita, non pensavo che mi avesse ascoltato».
Inchiostrano una decina di fogli a quadretti parole genuine, spesso sgrammaticate, poiché Giuseppina, come molti della sua generazione, non ebbe la possibilità di studiare: «Con molta tristezza all’età di 12 anni, finite le scuole elementari, sono andata a lavorare nella fabbrica Cerruti, una tessitura di Vigliano. Tutte le mattine mi alzavo presto per fare la strada a piedi, a casa si rientrava solo in tarda sera».

Quella vita Giuseppina la conduce solo per due anni, poi, dopo aver attraversato aree sabbiose e superfici rocciose erose dal vento, raggiunge una città portuale sul Golfo di Arzew: «All’epoca mio padre era emigrato in Algeria per far fortuna; era una sorta di impresario nella città nordorientale Mostaganem. Io e i miei fratelli ci recammo lì, loro per aiutare mio padre a prosciugare le paludi, mentre io per preparare da mangiare agli uomini che lavoravano nel suo cantiere».

Un’esperienza che però ha breve durata poiché a scombussolare i piani arriva presto un brutto mostro potenzialmente letale: la malaria. «Le cure col chinino non ci facevano effetto, così siamo dovuti tornare in Italia. Avevo appena vent’anni».

Poco dopo, però, destino o casualità, conosce il ragioniere Gennaro Rey, che diventerà suo marito il 21 aprile del 1938. Scoprirà solo più tardi di essere sua parente alla lontana; intanto si trasferiscono in una graziosa dimora a Ronco Biellese, in cui Giuseppina rimarrà fino alla fine della sua esistenza.

Gli anni successivi sono caratterizzati dalla potenza distruttrice della guerra e dal tentativo di proteggere la propria famiglia dalla violenza cieca che generava: «Un giorno arrivò un carro armato in paese; i soldati, in un misto tra italiano e tedesco, minacciarono di bruciare il paese se non avessero trovato due loro commilitoni. Entrarono dentro casa mia, e dopo avermi insultata, siccome ero incinta, mi intimorirono mettendomi un moschetto sulla pancia. Ero spaventatissima e gli dissi di andare a cercare nel covo dei partigiani, anziché a casa mia. Due di loro rimasero tutta la notte a sorvegliare davanti la mia dimora e dopo aver trovato le persone interessate, ritirarono le latte di benzina. Ceresa fu l’unica frazione di Ronco che si salvò dagli incendi».

Ad accompagnare questi drammatici racconti, vi è poi l’albero genealogico della famiglia Rey, cognome di origine spagnola; si parte, infatti, dall’invasione della Spagna a fine del XVI secolo, dove ci fu l’incontro tra Giovanni Rey e una certa Agustina, proprietaria di alcuni terreni argillosi che negli anni seguenti i discendenti riuscirono a sfruttare per costruire un’attività di vasi, piatti e padelle in terra cotta, per poi arrivare agli ultimi discendenti: Emanuele ed Enrico, per l’appunto. La sua testimonianza si conclude con parole di orgoglio e speranza nei loro confronti: «Faccio tanti auguri ai miei cari nipoti». Scritti che testimoniano, oltre le vicende intense della sua vita, l’amore incondizionato di una nonna.

Sofia Parola

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1 Commento

1 Commento

  1. Laura

    15 Marzo 2021 at 20:10

    Ma che bella storia…… molto emozionante conoscere la vita vissuta dei nostri nonni, così lontana negli anni ma così vicina perché si tratta di una generazione che abbiamo avuto vicino per tanto tempo…. che emozione ragazzi!

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