Attualità
«Quando la morte non uccide l’amore e l’amore sopravvive attraverso il ricordo»
PIATTO – Dirce Cimma a qualcuno non dirà nulla, ma per Ariela Tasca, autrice di “Montresor” e del nuovo libro “Addio al passato”, ha rappresentato tanto. E’ stata l’amica della sua nonna, una donna semplice che le ha voluto bene. Quando però l’anziana da Piatto era stata portata in casa di riposo i contatti si erano persi. L’anziana è morta ormai da qualche anno senza nessuno, Ariela non l’ha scoperto subito.
Ha voluto andarla a cercare e ha trovato la sua tomba al cimitero di Biella a terra, abbandonata. Ha voluto prendersene cura e ora l’obiettivo è riportarla a Piatto per farla riposare vicino alla sua mamma, come la signora Dirce avrebbe desiderato. «Quando la morte non uccide l’amore e l’amore sopravvive attraverso il ricordo», sono le parole di Ariela Tasca.
L’autrice racconta così il legame che la tiene stretta al ricordo di Dirce Cimma: «Dirce, Dircetta… La conoscevo da sempre, da che son nata. Le ho sempre voluto bene e lei ne ha voluto a me e, in nome di quel bene ho realizzato un modesto progetto che mi stava a cuore: sistemare la tomba di quella piccola donna che mi fu tanto cara. Mi vide in fasce, mi tenne per mano quando ero bambina, era amica della mia nonna, era nata e vissuta a Piatto, il paese della mia infanzia. Il paese del mio cuore. Dircetta visse e morì sola. I suoi genitori mancarono presto, l’ unica sorella si sposò ed emigrò in Francia e lei se ne stava lì, sola, in compagnia della sua gatta Mina; in quella casa ad archi e con orgoglio diceva:” questa casa me l’ ha fatta il mio papà”.
Non si sposò mai. Negli anni passati andavo a prenderla e la portavo a casa mia, a volte si fermava a cena ma voleva poi rientrare presto sennò Mina stava in pensiero. Andavo spesso a trovarla. Poi seppi che la portarono al ricovero. Andai da lei ma non mi riconobbe. Tempo dopo qualcuno mi disse che era morta. La cercai al cimitero di Piatto e non la trovai, quindi mi informai in comune e mi dissero che era stata sepolta a Biella dove era morta. Ormai era tardi per accontentare il suo desiderio di essere sepolta al suo paese. In diverse occasioni, quando il primo novembre ci trovavamo al cimitero di Piatto, io presso i loculi dei miei nonni e lei presso la tomba di sua madre, sempre mi diceva che voleva essere sepolta lì, al posto di sua mamma che a breve avrebbero tolta. Questo non fu possibile non lo seppi in tempo.
Quindi andai a cercarla al cimitero di Biella e mi fece male vedere quella misera tomba che le avevano fatto. Chiesi e ottenni il permesso dal comune di Biella di poter sistemare quella tomba così anonima. Felice di poter fare qualcosa per lei, oggi sono stata al cimitero con mio marito e insieme le abbiamo sistemato la tomba ed è stato bello quando ho appoggiato sulla terra livellata quel tombale fatto da me nei giorni scorsi. Non è un lavoro certosino, lo so, ma ho incollato al marmo ogni singola lettera con tanto amore. E oggi che lei riposa sotto la tombina che io le ho fatto, sono contenta di averla resa felice quando era in vita.
Ricordo quel giorno a casa mia che le feci indossare il mio abito da sposa, era emozionata, ricordo le sue parole:” mai più avrei pensato di indossare la veste da sposa. Come mi sta, pìccìna?” ” Ti sta un amore, Dircetta!” E scattammo qualche foto divertendoci, poi lei mi prese il volto tra le mani attirandomi a sé e mi diede un bacio sulla guancia. Mi sembra di sentirlo ancora quel bacio di riconoscenza. Le festeggiai un compleanno ed era felice di soffiare sulle candeline e scartare i pacchetti: tutte cose che nella vita non aveva mai fatto e poi si cantava. Aveva una bella, squillante e intonata voce e cantava divinamente l’Ave Maria. Ora sto scrivendo il mio terzo romanzo e Dircetta sarà una delle protagoniste.
Sì, Dircetta, la tua pìccìna scriverà di te e tu che che sei vissuta e morta sola, sarai conosciuta e amata attraverso di me, di me che da bambina, quando ti vedevo chiamavo a gran voce: ” Dicce, Dicce!” E questa è la potenza di quel sentimento che si chiama amore, che nulla può la morte contro di esso, neppure quando diventa ricordo. E tu, piccola donna buona, ricordo dolce della mia infanzia, sei viva nel ricordo dei miei giorni belli, dei pomeriggi passati assieme. Ti porto nel cuore e ti riporterò al tuo paese quando sarà il tempo».
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