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Per il futuro scommettiamo sugli anziani

“Raglio d’Asino” di Michele Porta

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BIELLA – Finalmente Biella un podio l’ha conquistato. Sì, perché nella classifica delle città più “vecchie” d’Italia, classifica stilata in base all’indice di vecchiaia (il rapporto percentuale tra il numero di abitanti con più di 65 anni e quello di bambini e ragazzi fino a 15 anni) in riferimento alle statistiche dell’Istat, c’è, infatti, un nuovo podio. La provincia con più anziani in proporzione ai bambini è Biella: qui l’indice di vecchiaia è pari al 275,8% (ci sono quasi 276 anziani ogni 100 bambini). Dopo di noi, ci sono Oristano e Savona. Sulla qualità della vita tra le città dove si vive meglio, dobbiamo ancora lavorarci. Su 107 province Biella è al 24° posto.

Chi sostiene che Biella non è “morta” ha perfettamente ragione. Biella è più viva che mai tant’è, che il tasso di longevità è davvero alto, anzi altissimo.

Anni fa Luciano Donatelli, presidente dell’Unione Industriale Biellese, presentò un progetto curioso proprio in virtù del crescente numero di anziani in provincia.

Voleva costruire un complesso sotto il borgo del Piazzo per ospitare la nuova generazione biellese: gli anziani.

Era un progetto ambizioso. Mini appartamenti (le persone che lo avrebbero popolato potevano arredarlo con i vecchi ricordi di una vita) e strutture intorno: ristorante, palestra, teatro, cinema e altre piccole comodità, come il parrucchiere (haidresser per dirla all’inglese), mimi market, insomma una vera città del riposo forzato e meritato.

Non andò mai in porto. Peccato perché Luciano aveva davvero visto lungo. Un veggente? No. Già vent’anni fa bastava girare per la città e accorgersi che la grande capitale del tessile biellese, che in passato aveva dato lavoro e ricchezza a migliaia di persone, si stava sciogliendo come la neve al sole per diventare il “dormitorio d’Italia”.

Ricordo che nel febbraio 2009, lo stesso Donatelli, “Don” per gli amici, lanciò una campagna sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali. La campagna provocatoria ma foriera del tempo aveva come titolo: 20mila cavalli da tiro rischiano di scomparire… Era il segnale di un’inversione demografica inarrestabile. Suscitò le ire di tutti i vice presidenti dell’allora UIB, ma Luciano non guardò in faccia a nessuno e le pagine uscirono sui più grandi quotidiani nazionali senza però provocare nessuna reazione. Scrisse anche all’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ma da Palazzo Chigi non arrivò mai nessuna risposta. Purtroppo non aveva fatto i conti con l’oste. A Biella se lanci un allarme, stai pur certo che nessuno lo accoglie, viceversa, c’è che spera fallisca. Azione quest’ultima, che nel 99% dei casi si avvera. A sostenere la tesi era anche l’ex presidente della Provincia di Biella Orazio Scanzio, che davanti a una tazza di caffè rigorosamente allungato con acqua calda, diceva: “Cosa puoi fare! Quando proponi qualcosa, entrano in campo i ‘falegnami’ che ti obbligano a fare dei tavoli (n.d.r. riunioni). Così prendono tempo e poi non succede nulla”.

Alle porte del 2022 possiamo ancora dare fiato alle trombe e sperare che Biella rimanga la vera capitale del dolce dormire. Sì perché la classifica di oggi parla chiaro. Siamo la provincia più anziana d’Italia e se i numeri ci danno ragione, sul gradino più alto del podio ci resteremo ancora per tanto tempo.

Su cosa scommettere quindi nei prossimi anni? Sugli anziani o sui giovani? La storia ci insegna. A vincere saranno gli anziani, che produrranno ricchezza per i giovani. Le opportunità di crescita saranno davvero tante. Lasciamo da parte le idee stravaganti e puntiamo tutto su quell’indice di vecchiaia, su quel 275,8% (un dato che oggi nemmeno sul miglior titolo di borsa sogniamo di vedere) che oggi ci premia. Provate a fare due conti! Pensate a quante strutture ricettive (per favore non chiamatele case di riposo) potremmo realizzare, quante società specializzate nella ricerca di badanti, colf, accompagnatori sociali.. potremmo far nascere (oggi le poche attività presenti sul territorio sono totalmente impreparate e inaffidabili per non dire incompetenti), pensate a quanti centri di riabilitazione, terapeutici o termali potremmo realizzare, poiché l’acqua biellese è ancora l’unica nostra ricchezza.

Questo è il futuro. Scommettiamo adesso perché Biella è più viva che mai.

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