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Non bastava l’emergenza coronavirus…

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BIELLA – Cari amici, che dire di fronte all’impeto dell’acqua di questi giorni, ai danni, alla paura della nostra gente specie della Valle Cervo? C’è da rimanere senza parole di fronte all’ennesimo scenario di allagamenti, strade e ponti crollati, persone evacuate. Non bastava l’emergenza Covid, se ne aggiunge un’altra, che noi conosciamo bene dal lontano 2002.

Ma che ha segnato le nostri genti anche nel 1968 e in altre difficili circostanze. La natura con il Covid ha dimostrato la sua potenza, si è ribellata a comportamenti umani che sono sempre alla base delle più grandi calamità. E ancora una volta, di fronte ai segnali del passato della natura, non abbiamo imparato nulla: incuria, sottovalutazione delle conseguenze, mancanza di provvedimenti adeguati sono sempre un filo rosso con cui fare i conti, a posteriori, dopo qualsiasi fatto negativo. A proposito di Covid, una cosa su tutte: ha rallentato tempi e comportamenti, nel nostro quotidiano dobbiamo aggiungere tempo al tempo per andare negli uffici, per prenotare, per muoversi, per condurre una vita diciamo così normale. E con più tempo ti metti a pensare, a ragionare su come affrontare l’emergenza che non passa e ti ritrovi sempre a dover fare i conti con uno Stato che con una mano dice di aiutarti, con l’altra è pronto a darti uno spintone per mandarti ancora più in basso. Che senso ha aver annunciato nei mesi scorsi la diminuzione di luce, gas, il blocco dei pagamenti, la possibilità di ampliare all’aperto le proprie attività con dehors e affini, aver invitato le tante piccole e medie imprese in difficoltà a reagire, a non mollare per poi scoprire che, con ogni probabilità, i contributi del governo su questi fronti andranno a diminuire con le conseguenze di trovarsi, e visti i tempi è proprio il caso di dirlo, in mezzo ad un torrente in piena senza salvagente? Qualche parlamentare anima nobile ci dice che con un emendamento si potrebbe evitare questa catastrofe economica prorogando al 2021, però capite che così non si riesce davvero a combinare nulla. Se si vuole dare ossigeno, mettere le basi per una ripresa allora bisogna andare come minimo al 2025 senza se e senza ma…Non vorrei che l’aver spostato anche il nostro consiglio comunale da palazzo Oropa al teatro Sociale abbia fatto nascere in qualcuno l’idea che le sorti e le decisioni per il bene della città siano prese da una compagnia teatrale anziché da un’amministrazione reale e concreta. Non vorrei che il trovarsi davanti ad un leggio, su un palco, con un atmosfera “teatrale” possa aver tolto linfa alla discussione su Biella e dintorni, sulle reali esigenze e necessità che restano, al di là delle calamità di questi giorni, le stesse da anni. Lavoro, spopolamento, attrattività del territorio, misure concrete per ripartire, fare squadra, lungimiranza, coraggio nel prendere decisioni che lascino il segno, non decisioni a scopo elettorale. Chi se la sente, da un leggio o da un palco, ci dica finalmente cosa c’è dietro l’angolo per Biella e la sua gente. Toccherà poi ai biellesi capire se si tratta dell’ennesima recita o di misure concrete per cui tirarsi su le maniche tutti insieme…

Luigi Apicella


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