Attualità
Non basta chiamarli eroi
BIELLA – Il fiato corto non è solo uno dei sintomi del Covid, ma una malattia cronica della nostra nazione che non sa programmare il futuro, anche se prossimo e prevedibile. Così come nella recente alluvione dei primi di ottobre, oggi, con il dilagamento del virus, ci troviamo di nuovo a gestire un’ondata emergenziale, tanto devastante quanto scontata, vista l’esperienza dolorosa della scorsa primavera.
Dal fronte sanitario, la Regione ha indicato alle strutture piemontesi un piano per la riorganizzazione delle risorse ospedaliere, che tenga conto della necessità di drenare il più possibile il personale verso la gestione dei malati Covid, garantendo le urgenze per le patologie più gravi non-Covid e procrastinando gli interventi e le visite non ritenute necessarie.
Ovvio che in emergenza la coperta, sempre più corta, dell’assistenza sanitaria sia riposizionata per tamponare le necessità più urgenti, a discapito dei malati che necessitano di cure e di prevenzione. Meno ovvio, invece, che la Regione, consapevole della situazione che si sarebbe creata in autunno, non si sia attivata in tempo per garantire un tracciamento dei positivi, un’organizzazione razionale dei tamponi e un assetto ospedaliero meno sacrificato per il Covid.
Una strada era già stata tracciata dalla precedente giunta, con l’avvio della convenzione con l’Università di Torino, che avrebbe interessato vari dipartimenti portando in una struttura periferica come la nostra, specializzandi per i medici e i para medici, incrementando la qualità del servizio e colmando la carenza di personale.
Perché la Regione non dà vita alla convenzione? Perché la Fondazione Cassa di Risparmio non preme per la sua attuazione?
Perché il folto numero di rappresentanti istituzionali non caldeggia la collaborazione universitaria, in particolare per il reclutamento dei medici ora più necessari, quelli di emergenza, rianimatori e anestesisti? Perché la conferenza dei Sindaci è silente e non si riunisce ? E, tornando a prendere fiato per il futuro, perché non si incentiva la medicina territoriale e i medici di base?
Sarebbe bastato lo sforzo di immaginare la situazione attuale, per evitare di sovraccaricare gli ospedali di tensione e di un lavoro extra.
Non basta chiamarli eroi per lavarsi la coscienza della propria inettitudine.
Vittorio Barazzotto
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