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La rivolta dei maturandi: «Impossibile sostenere l’esame Vogliamo essere valutati sulla base della media voti»
La rivolta dei maturandi: «Impossibile sostenere l’esame
Vogliamo essere valutati sulla base della media voti»
Sta diventando eterna la notte prima degli esami dei quasi 500mila ragazzi italiani che si apprestano ad affrontare la maturità.
Ad oggi, ancora, non è chiaro come si svolgerà l’esame di Stato. L’idea, già ribadita più volte dalla ministra biellese Lucia Azzolina è quella di un esame in presenza, seppur opportunamente modificato e con tutte le cautele del caso.
Un’ipotesi che non piace a buona parte dei maturandi, come dimostra il successo della petizione on line lanciata un paio di settimane fa per chiedere l’abolizione della Maturità 2020. Oltre 30mila le adesioni raccolte finora.
Tutto è nato da un gruppo ristretto di studenti, tra i quali anche diversi biellesi. La pagina “La Maturità 2020”, in cui in questi giorni sono state raccolte le testimonianze di tantissimi studenti italiani, in breve tempo è arrivata a 18mila follower.
«Abbiamo tutti tra i 18 e i 19 anni – racconta Y., una delle promotrici, che preferisce mantenere il proprio nome riservato – frequentiamo l’ultimo anno. L’obiettivo è far arrivare la nostra voce alla ministra Azzolina. Vorremmo essere valutati sulla base della nostra media voti dell’ultimo triennio, un po’ come succederà in numerosi Paesi europei».
Una soluzione condivisa da migliaia di studenti: «All’inizio eravamo un piccolo gruppo di ragazzi: alcuni di Biella, altri veneti e lombardi – continua Y. -, portavamo avanti questa battaglia con in nostri account privati. Poi attraverso la pagina siamo riusciti a raggiungere un numero sempre più grande di persone. Abbiamo deciso di raccogliere testimonianze da tutta Italia e di condividerle, per dimostrare che i problemi sono reali ed esistono. Abbiamo anche provato a contattare la ministra, ma ci risponde sempre la segreteria. Da fine febbraio ci sentiamo dire “va tutto bene, nelle prossime settimane sarà tutto più chiaro”.
Ma quali sono i problemi ai quali si riferisce la diciannovenne? Sono diversi e complessi: «Innanzitutto non si può fingere che non esista lo stress enorme al quale tutti siamo sottoposti per via dell’epidemia, tra quarantene e paura di ammalarsi. Poi c’è la questione della didattica: quella a distanza non è arrivata dappertutto».
Y. ne fa anche una questione economica e social: «C’è chi vive disagio economico – spiega – e non ha apparecchi o connessioni adeguate, chi ha un solo dispositivo magari da condividere con quattro fratelli, chi abita in campagna o in zone dove la connessione alla rete non è stabile… A tutto ciò si aggiunga che alcuni docenti si limitano a caricare il materiale on line. Questa situazione ha causato inevitabili ritardi e lacune a livello didattico».
Dunque l’abolizione sembra essere l’unica via percorribile per questi ragazzi: «Un eventuale esame on line – insiste Y. – sarebbe un esame per privilegiati: chi ha i problemi che ho elencato prima non sarebbe nelle condizioni ideali per sostenerlo. L’esame in presenza, invece, sarebbe pericolosissimo. Non è un caso che altri Paesi lo abbiano eliminato. Sarebbe un problema per lo studente, per le famiglie e per il sistema sanitario. Anche molti docenti sono contrari».
Per non parlare dei costi: «Servirebbero milioni di mascherine, guanti, protezioni individuali… – conclude Y. -, bisognerebbe sanificare tutte le scuole. I costi sarebbero elevati e credo che in questo momento sarebbe meglio usare i soldi per sostenere le famiglie in difficoltà e gli ospedali. In queste settimane qualcuno ha tirato in ballo la Costituzione, per giustificare l’impossibilità di annullare l’esame. Tuttavia la Costituzione non sembrava essere un problema quando non veniva garantito il diritto allo studio a migliaia a migliaia di studenti italiani. Siamo in una situazione emergenziale e in questo momento la salute deve venire prima di qualsiasi altra cosa».
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