Attualità
La morte di Emanuele e il “Manuale del boia”
C’è un mostro che non sa neanche riconoscere se stesso, perché è tanto chiuso nel proprio egoismo, nella propria ferocia, nella propria presuntuosa ignoranza, che non riesce ad accogliere quel che di buono dovrebbe trovarsi in ognuno di noi, a partire dall’intelligente umanità, dalla capacità di non ergersi a giudice degli altri, senza mai aver provato ad essere un onesto giudice di se stesso.
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In questo momento c’è chi soffre, e per soffrire, purtroppo, i motivi sono tanti: tra loro c’è anche chi soffre perché ha perso il suo bene più prezioso, come un figlio. Ne ho conosciuto uno: aveva 15 anni e un sorriso radioso, come sembrava essere anche il suo futuro. Non riesco né a immaginare la sua futura assenza in classe, né il vuoto nero e insensato che ha lasciato ai suoi cari, inciso con il sangue sull’asfalto in un orribile incidente in una notte d’inverno.
Non riesco neanche a immaginare il perché al mostro di cui parlavo prima piaccia accanirsi con gli “assassini” perché, nonostante non abbiano né voluto, né preventivato la tragedia, è così che li chiama (parlo al plurale perché chiama lui così tutti i superstiti) e li perseguita con la sua ipocrita giustizia e con la nuova ghigliottina: Internet.
Condannati dal rimorso, che (involontari responsabili, semplici presenti ai fatti, parenti non onniscienti, come tutti quelli che hanno a che fare con adolescenti) non li lascerà mai, sono ora condannati dalla persecuzione dei “giusti”, di quelli che non hanno mai sbagliato, di quelli che sanno giudicare più degli stessi giudici, di quelli che usano il dolore degli altri per dar sfogo alla propria crudeltà, ipocriti assolutori di se stessi e feroci accusatori degli altri.
A questi, per rendere più chiara e professionale la loro missione, consiglio la lettura del “Manuale del boia” che Charles Duff scrisse nel 1928 accompagnandolo con queste ironiche parole: “Nel fornire le informazioni, l’autore si considera un pubblico benefattore, quasi altrettanto importante di un pubblico boia”.
Ma oggi, i boia sono più vigliacchi: uccidono con le parole. Attenti, però: se i figli vengono educati così, ad usare parole affilate e giudizi indegni di qualsiasi giudice, sappiate che a farne per primi le spese saranno gli stessi loro maestri, di vita e di rabbia.
Renato Iannì
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Guglielmo
22 Gennaio 2021 at 17:54
Chi non ha mai peccato scagli la prima pietra. O taccia.