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La gioia dei marocchini di Biella ha scaldato il cuore e la città

Sale & pepe, la rubrica di Luigi Apicella

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E maxischermo è stato, in piazza Falcone, per la tanto attesa semifinale dei Mondiali, Marocco – Francia, che così tanto ha fatto gioire la comunità marocchina biellese, che si è ritrovata a festeggiare l’ascesa della propria squadra nazionale di calcio tra le prime quattro formazioni al mondo.

E’ innegabile che Biella si sia “rianimata” un po’ per la grande festa dei tifosi marocchini della comunità biellese, tra canti, balli, e un irrefrenabile sventolio di bandiere del Marocco. Dalle notti “magiche” all’insegna del tricolore degli scorsi campionati Europei, alla festa “mondiale” di questi giorni tra piazza Falcone e lo stadio il passo è significativo e non è solo sportivo.

E’ il segno di un’Italia inclusiva, fatta di tante comunità, etnie, che negli anni si sono formate, integrate, e che oggi sono una realtà ben definita a Biella come altrove. Ben 14 giocatori del Marocco su 26 vivono e giocano all’estero, segno che l’emigrazione e la globalizzazione sono un dato di fatto a tutte le latitudini e con qualunque reddito. Continuare, su questi temi, a fare una campagna politica “di retroguardia” significa essere fuori dal tempo e dalle nuove logiche economiche che alimentano il nostro Paese nel 2022.

Io stesso ho dipendenti di origine marocchina nella mia azienda che si sono impegnati, sacrificati, e che, con gli anni, hanno potuto ricongiungersi con i loro familiari crescendo nel lavoro e imparando un mestiere. Ora sono integrati perfettamente nel tessuto sociale biellese, alla faccia dei soliti stereotipi duri a morire, seppur in un territorio attanagliato dalla crisi economica e di lavoro.

Vedere in una fredda serata d’inverno le vie della città percorse da un po’ di entusiasmo credo faccia bene al cuore freddo di questa città, un tempo abituata a certi caroselli sportivi – anche legati alle gesta di Pallacanestro Biella – di cui abbiamo perso ogni traccia o memoria. Chi parla oggi ancora di basket in città? Certo fa male pensare a quelle stagioni in cui la città “pulsava” di fronte alle imprese sportive dei rossoblu mentre ora – senza una squadra di basket – non resta che occuparci della gestione contabile del palazzetto – autentica cattedrale nel deserto – e per la quale al momento della sua realizzazione qualcuno aveva predicato prudenza di fronte a tanto entusiasmo realizzativo. Ora il risultato è sotto gli occhi di tutti, non restano che le polemiche – e le bollette da pagare – per la gestione di un impianto all’avanguardia che meritava altre fortune e altre scelte politiche più lungimiranti.

Ma a Biella siamo abituati al fatto che nulla di bello duri mai per sempre, ad eccezione forse di una certa “ritrosia”, sempre presente, al nuovo, al cambiamento, all’essere fuori dagli schemi. Marrakesh, capitale del Marocco, è oggi una città iconica dove modernità e tradizione convivono senza intralciarsi. Biella, per contro, è una città ricca di tradizione ma che fatica a trovare una sua collocazione futura. Creiamo allora un punto ideale tra le due realtà, in modo che in barba ai pregiudizi si guardi al futuro con fiducia e con un po’ di entusiasmo che specie durante i mondiali di calcio non guasta mai…
Luigi Apicella

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