Attualità
Il vaso è colmo
Un recente studio irlandese ha stabilito che una persona su mille si contagia frequentando posti all’aperto. Alcuni ricercatori americani hanno pubblicato pochi mesi fa su Nature uno studio da cui emerge che la probabilità di contagio nei luoghi chiusi, come ristoranti, palestre, chiese e alberghi, si ridurrebbe di circa l’80% diminuendo la capienza dei locali al 20/30% della loro potenzialità.
Se è vero che questi dati scientifici non chiariscono tutti i dubbi sulla possibilità di contagio, è certo che offuscano l’efficacia di molte delle severe restrizioni che sopportiamo da più di un anno.
Se con questi dati, oggi, ricordiamo i rocamboleschi inseguimenti degli escursionisti del Gorgo Moro solo un anno fa, l’azione repressiva, oltre che ridicola, appare ormai anacronistica. Oltre alle note di colore, però, ci dobbiamo chiedere se la sofferenza del mondo del commercio, dell’artigianato e di molti altri settori costretti a rimanere bloccati, sia oggi ancora giustificata per il controllo dell’epidemia.
In un anno abbiamo rivalutato l’importanza della scienza e la centralità della ricerca in ambito medico, abbiamo imparato come un mantra il rito della disinfezione e del mascheramento, e non si capisce il motivo per cui si continui a negare a migliaia di persone la possibilità di lavorare, favorendo un malessere sociale sempre più esplosivo.
Il distanziamento, le norme igieniche, la riduzione della densità di persone nei locali rimarrà per molto tempo e dobbiamo imparare a convivere a lungo con queste regole, soprattutto tenendo conto del proliferare delle varianti. Solo così potremo pensare ad un nuovo sviluppo, ad una crescita e ad un nuovo modo di vivere, non solo più di sopravvivere.
Vittorio Barazzotto
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