Attualità
Il colonialismo ci sta mangiando piano piano
La sensazione non è bella. Ed è quella di vivere, anno dopo anno sempre più, in una sorta di territorio colonizzato dalle province limitrofe. Biella è rimasta capoluogo di provincia, così come sancito nel 1992 (le elezioni amministrative si svolsero però solo tre anni più tardi), ma in realtà non lo è più sin dal 2013; l’attuale amministrazione provinciale è quanto di più simile possa esserci al vecchio Comprensorio dei Comuni del Biellese, affidata, com’era affidato il Comprensorio, alla cogestione di un manipolo di amministratori comunali.
Di fatto non esiste più neppure Biverbanca, che derivava dalla fusione delle Casse di Risparmio di Biella e Vercelli, poiché è stata assorbita dalla Banca di Asti. Tempo fa, la Camera di Commercio di Biella si era unita a quella di Vercelli divenendone un tutt’uno. E nei giorni scorsi l’Ascom di Biella, per non essere da meno, è diventata un tutt’uno con l’Associazione dei Commercianti di Vercelli. Ancor prima, un’analoga operazione era avvenuta in ambito turistico allorquando l’Atl di Biella era andata ad accorparsi con quella di Vercelli.
Stiamo perdendo i pezzi, come fossimo un mosaico che si sfascia. E il bello è che ogni volta, ciascuna di queste operazioni, ci viene presentata come un raffinato piano strategico che non potrà che portare agevolazioni e benefici.
Non ci viene detto però che a godere di questi benefici, probabilmente, saranno altri territori, non quello biellese. Scrutiamo all’orizzonte come capi indiani, sperando nell’avvio dei cantieri per l’elettrificazione della ferrovia, ma per ora non si scorge nulla. Abbiamo smesso di guardare in direzione dell’ipotesi di un tratto autostradale che non arriverà. L’aeroporto di Verrone è diventato, da tempo, il paradiso degli aeromodellisti, ma di aerei, quelli veri, non c’è traccia. Chiudono i negozi. Cala la popolazione residente. L’Asl di Biella da anni fa parte di un Quadrante che racchiude il sistema sanitario di Biella, Vercelli, Vco e Novara, ove a comandare è però l’Asl novarese, figlia di un capoluogo che a sua volta strizza l’occhio in direzione di Milano, con servile concupiscenza. Di cultura, spettacolo e sport parlerò più avanti. Non voglio somministrarvi, in un’unica soluzione, un concentrato di lacrime e sangue.
Giorgio Pezzana
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