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Grosso guaio a Chinatown…

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Cari amici, capolavori del cinema quali “Dalla Cina con Furore” e “Grosso guaio a Chinatown” sono soltanto alcuni titoli di film degli “anni fa” che ci hanno parlato un po’ di quel mondo all’epoca ancora così misterioso e distante. Poi la globalizzazione, la Cina come mercato in forte espansione per le imprese italiane e biellesi. Il made in Cina che diventa sempre più familiare nel nostro paese.

Con i ristoranti, i take away, i parrucchieri, i bazar con ogni tipo di merce. Comunque la pensiate, la realtà, a Biella come altrove, è questa: i cinesi fanno parte del nostro tessuto economico e sociale a tutte le latitudini. Non faccio altre valutazioni, la mia vuole essere solo una fotografia dell’esistente. A Biella si chiudono i negozi, ma dove ci sono aree dismesse da anni forse arriverà nuovo commercio cinese.
Segno dei tempi, ma anche di un processo che se da un lato non è possibile fermare, dall’altro ci fa capire che forse certa politica non ha saputo comprenderne per tempo le conseguenze, aggravandole per di più con una grande distribuzione selvaggia che di fatto non ha fatto prigionieri.

Oggi con l’emergenza del “coronavirus” si sta creando anche in città una sorta di psicosi che è certamente legittima ma che voglio sperare non andrà a creare situazioni di “pregiudizio” per una comunità che vive e lavora ogni giorno con noi. Sul fenomeno di questi giorni, posso testimoniare che la gente si sente davvero preoccupata ed incerta: il fatto che nostre ricercatrici del sud, di cui una precaria, siano riuscite per prime ad isolare il virus ci dice che il nostro è e resta un paese straordinario nonostante la politica che per anni non è stata capace di creare le condizioni affinché la nostra ricerca scientifica godesse degli strumenti necessari per poter fare al meglio il proprio lavoro. Molti ricercatori sono andati all’estero per non tornare più con grave danno per tutti.

Ecco perché ora certa politica non si può appropriare dei risultati conseguiti al centro di ricerca Spallanzani, ecco perché certa politica, anche biellese, andrebbe ridimensionata per non causare altri danni. Stride davvero, e fa male, la differenza tra una ricercatrice precaria che nonostante l’incertezza della sua posizione e del futuro lavora con passione nell’interesse generale per trovare una soluzione al Coronavirus e quella di certi rampanti giovani “promesse” della politica biellese che dell’interesse e del buon nome di una Comunità se ne fregano, tanto hanno la poltrona al caldo e la difesa d’ufficio sempre pronta.

I giovani sono il futuro e la speranza di un territorio ma i giovani non sono tutti uguali. Quelli veri, capaci, senza la tessera di un partito ci sono anche a Biella e chiedono risposte. La politica trovi al più presto un vaccino per farli studiare qui o farli ritornare bussando a tutte le porte necessarie per invertire una tendenza che ci impoverisce ogni giorno di più. Di questi tempi, da “Grosso guaio a Chinatown” a “grosso guaio a…Biella”, il passo è breve…
Luigi Apicella

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