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Ermanno Savio, a 91 anni ha piantato 1.500 alberi

«Ricordo i tempi di quand’ero bambino, ci si divertiva con poco, con i miei amici dopo la scuola andavamo a rubare la frutta nei campi»

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Prosegue con notevole soddisfazione il nostro emozionante e meraviglioso viaggio. Quello fra gli anziani del Biellese. Ogni numero raccontiamo una nuova storia sempre diversa. Se anche voi volete essere intervistati scrivete a direttore@nuovaprovincia.it o chiamate la redazione al numero: 015.32383 oppure 346-7936093 (Mauro Pollotti).

Questa volta il nostro taccuino si apre a Bioglio a casa di Ermanno Savio classe 1929, nato a Castellamonte in provincia di Torino. Un anziano molto simpatico oltre che spiritoso, difatti, quando si è sentito chiamare: signor Ermanno ha subito ribattuto: «Di Signore ce n’è uno solo ed è in cielo, ditemi ciao Ermanno».

Ermanno è nato a Castellamonte, perchè il papà Riccardo si era trasferito da Bioglio in provincia di Torino per lavoro, dove era stato assunto in una conceria appunto di Castellamonte, mentre la mamma Angiolina era casalinga.

Cosa ricorda dei tempi di quand’era bambino?

«Ho tanti ricordi sia belli che brutti. Noi eravamo una famiglia di biogliesi. Mio papà aveva lavorato a Castellamonte per poco tempo, difatti, tornammo a Bioglio quando io avevo appena nove mesi. Fu assunto come chimico tintore dal Bellia di Pettinengo dove lavorò fino al giorno della pensione. Le confesso una cosa, vuole sapere che cosa combinavo con i miei amici? Tutti ancora bambini?

Certo siamo curiosi

«Andavamo a rubare la frutta nei campi. Se l’avesse saputo mio papà mi avrebbe fatto a pezzi. Poi si correva a fare il bagno nel torrente Vergnasca. Erano tempi in cui con poco ci si divertiva».

Quanti eravate in famiglia?

«Quattro: i miei genitori, io, mio fratello Fernando, scomparso molto giovane, e mia sorella Franca».

Cosa ricorda dei tempi della scuola?

«Ricordo che non c’era nulla, a differenza del giorno d’oggi. Ero molto piccolo quando andavo all’asilo a Bioglio. Sono ancora vivi in me i ricordi di quando mia mamma mi accompagnava per mano, nelle stagioni invernali c’era la neve molto alta. Poi arrivò il periodo delle scuole elementari. Ero più grandicello. Mi piaceva andare a scuola, ero un bambino molto vispo. In seguito frequentai le medie a Biella. Ricordo che avevamo un professore che si chiamava Lavagno. Lo prendevamo in giro perché ogni tanto si addormentava. A quel punto noi facevamo cagnara e chissà perché alla fine lui se la prendeva con me».

Dopo le scuole medie?

«I miei genitori mi iscrissero all’Iti. Feci il periodo della preparatoria, circa due anni. Era il tempo di guerra, ricordo che un giorno i tedeschi fermarono il nostro pullman a Pavignano. Ci spaventammo tutti. Quando tornai a casa raccontai il fatto a mio papà che decidette di non mandarmi più a scuola. A quel punto iniziai la lavorare come apprendista muratore. Avevo 15 anni. Dopo sei mesi andai a lavorare dai Rivetti a Vigliano Biellese dove rimasi circa un anno, poi in seguito andai a fare l’aiutante assistente dai Reda a Vallemosso. Nel 1950 fui chiamato a prestare il servizio militare a Torino nel corpo degli Alpini. Un giorno conobbi una ragazza stupenda. Si chiamava Ada. Era friulana ma viveva a Torino. Persi subito la testa per lei. Ci fidanzammo. Poi alla fine del militare tornai a Bioglio e ripresi al lavorare dai Reda, mentre Ada rimase a Torino dove lavorava come domestica. Io non ne potevo più di fare Bioglio – Torino tutte le settimane. A quel punto le chiesi di sposarmi. Quindi andai a vivere a Torino. convolammo a nozze nel 1955. Era il mese di maggio. ci sposammo nella Basilica di Santa Rita».

Da Bioglio ad una grande città. Si trovava bene?

«Non molto. Lavoravo alle laneria Viscosa. Non mi piaceva. Dopo due anni chiesi a mia moglie di trasferirci a Bioglio. Trovai lavoro dal Savio alla Safil. Rimasi fino al giorno della pensione. Da quel giorno sono trascorsi 38 anni».

Dalla vostra unione nacquero dei figli?

«Sì due. Paola e Andrea».

Ci è stato detto che lei si è occupato anche di vita amministrativa a Bioglio

«Si, sono stato assessore dal 1995 al ‘99. L’allora sindaco Giuliano Lusiani, mio grande amico, mi aveva affidato le deleghe alla Viabilità e Opere pubbliche».

Ora come trascorre le sue giornate?

«Vado a giocare a carte con gli amici al circolo e curo il mio terreno. Pensi che di recente ho piantumato circa 1500 alberi ad alto fusto. Avrei voluto tanto avere ancora mia moglie al mio fianco, ma purtroppo da qualche anno sono vedovo. E’ stata la compagna di una vita. Sento tanto la sua mancanza».

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1 Commento

1 Commento

  1. Ermanno+Gilardi

    25 Giugno 2022 at 17:58

    Articolo su Ermanno Savio: il torrentein cui faceva il bagno si chiama Quargnasca e non Vergnasca.

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