Attualità
Ecco dove trovo la forza per affrontare ogni giorno il cancro
BIELLA – «Perché a me?»
È la prima domanda che ci facciamo: è normalissimo farsela. Ma se ci pensiamo bene dovremmo chiederci: perché non a me? Al mondo ogni anno si ammalano centinaia, milioni, centinaia di milioni di persone di cancro e noi no? Perché? Perché a me non dovrebbe capitare? Allora riparto da qui, capita a me perché così deve essere… Piango tutte le mie lacrime, forse anche di più di quelle che ho, visite, esami, conferme che già avevo intuito, niente di bello, (ma esiste un tumore bello? Non penso…)
Inizio la chemioterapia, che strano, un tubicino mi fuoriesce dal collo, per 5 mesi sono quasi bionica.
Perdo i capelli. Non dirò “i miei amati capelli”. Non erano i miei amati, ma erano i miei capelli e senza non sono proprio tutto ‘sto splendore, anzi sì. All’inizio mi metto e tolgo i foulard senza neanche guardarmi allo specchio ma poi ad agosto vado al mare e “che caldo” sai che c’è, vado in giro pelata. Le mie figlie mi regalano un peluche a forma di struzzo, siamo uguali io e Lello.
Nel frattempo vado al Fondo, incontro Paola, faccio un colloquio conoscitivo perché sono intenzionata a partecipare ad un’attività al Fondo, ma «io non ne ho bisogno di aiuto, sono forte»… Me ne sto seduta con gambe e braccia incrociate a bofonchiare queste parole (ricordatele anche voi, dopo ci sarà da ridere) e lei sta lì, delicatissima ad ascoltarmi.
È settembre, intervento, radio e chiudiamo il capitolo: 6 settembre, ore 9, sala operatoria… Brrr che freddo là dentro, “lucifero” se ne va, due giorni di ricovero, non ho drenaggi, ho ancora la mia tetta, mi faccio due risate in corsia con i clown.
Dopo un mese, 2 ottobre, incontro nuovamente l’oncologo. Il tumore quando è stato estratto era ancora “vivo”, quindi per prevenzione ci facciamo dei bei cicli di chemio in pastiglie fino ad aprile. Ecco adesso non ce la faccio, sono “solo pastiglie” come tutti mi ricordano, ma io non le voglio. Io dovevo fare l’intervento, la radio e archiviare l’episodio, le pastiglie no!
Scopro in questo istante che non avevo in realtà ancora finito tutte le mie lacrime, perché ne ho ancora, tante troppe… Chiamo il Fondo, aiuto, ho paura non ce la faccio… Trovo Paola che anche questa volta con la sua anima delicata mi accoglie. Ogni settimana vado da lei, ogni settimana racconto un po’ di me, cose che neanche io conoscevo… Imparo ad amare una nuova Silvia. Intanto i mesi passano, le pastiglie finiscono, la radio anche… E scopro che sopra alle nuvole il cielo è sempre blu, anche se non lo vediamo, come nella fotografia.
Non so come andrà a finire, non lo sa nessuno, neanche chi un tumore non lo ha mai avuto, ma che importa, io ho imparato, grazie a Paola, a vivere oggi, perché è oggi che sono qui. E se non ce la farò di nuovo, se mi dimenticherò di nuovo del cielo blu, so chi chiamare…
Silvia
C’è una porta, nel cuore di Biella, che si apre almeno mille volte l’anno per offrire sostegno a chi vive l’ansia di una malattia che fa paura come il cancro: è quella del Centro di ascolto psicologico del Fondo Edo Tempia, nato nel 2000 come struttura a disposizione di chi vive, direttamente o indirettamente, l’esperienza del tumore. E saranno proprio loro, i destinatari del servizio, a raccontare le loro esperienze, simbolo dei primi vent’anni di attività, attraverso i social media: sui canali Facebook e Instagram del Fondo verranno pubblicati, a partire dai prossimi giorni, i piccoli racconti in prima persona di chi ha conosciuto da vicino, per necessità, il lavoro del centro. Il titolo scelto per il mini-ciclo di testimonianze è “Il mio albero verde”, quella di Silvia è una di queste storie.
Foto e storia presa dal sito e dalle pagine Sociale del Fondo Edo Tempia
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