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Dentro il carcere: «Sovraffollamento, carenza di personale e progetti negati»
I Giovani democratici chiedono condizioni differenti per i detenuti

Dentro il carcere: «Sovraffollamento, carenza di personale e progetti negati». Venerdì scorso i Giovani democratici piemontesi hanno portato la loro delegazione all’interno della casa circondariale di Biella.
Erano presenti Filippo Gambini, responsabile diritti Gd Piemonte, Alessandro Bardone, segretario provinciale biellese Gd, Lorenzo Zanotti ed Emma Barbonaglia. I Giovani democratici hanno invitato ad accompagnarli Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, il senatore Andrea Giorgis, la consigliera regionale Emanuela Verzella e la segretaria provinciale del Pd Elisa Francese.
Dentro il carcere: «Sovraffollamento, carenza di personale e progetti negati»
«La visita alla casa circondariale biellese ha rilevato le stesse problematiche che tristemente conosciamo dalle statistiche nazionali – spiegano -. Scopriamo che anche il carcere di Biella oggi è in sovraffollamento, con 474 detenuti rispetto ad una capienza di 395. La maggior parte di questi detenuti risiede poi nel padiglione Mucrone. Il più vecchio, che ha grossi problemi strutturali che rendono le celle e gli spazi insalubri, umidi, freddi in inverno e caldissimi in estate, con bagni comuni esterni alle celle».
«Un altro grave problema riscontrato, e denunciato dallo stesso personale di polizia penitenziaria e dalla direttrice, è la mancanza di personale – proseguono -. Manca circa un terzo del personale necessario. Questo significa un maggior carico di lavoro distribuito su ognuno, oltre ad una maggiore responsabilità rispetto al ruolo: la maggiore carenza riguarda i quadri intermedi».
«La visita al padiglione Mucrone ha mostrato in maniera evidente una situazione di disagio dei detenuti. Sovente in sofferenza psichica e dipendente da sostanze o da psicofarmaci – aggiungono -. La responsabile sanitaria ha sottolineato la mancanza di digitalizzazione delle cartelle cliniche e delle procedure mediche. Pertanto non è possibile quantificare il numero di detenuti a cui vengono somministrati abitualmente psicofarmaci e nemmeno avere una cartella clinica digitalizzata dei detenuti».
Mancato accesso ai programmi
Ma non è tutto. «La situazione di sofferenza interna viene ulteriormente acuita dall’impossibilità per la maggior parte dei detenuti di accedere ai programmi di lavoro. A causa della mancanza di budget. Nonostante all’interno ci siano progetti di lavoro anche di eccellenza, come il reparto di sartoria o le coltivazioni ortofrutticole. L’amministrazione non ha budget per inserire e pagare i carcerati che richiedano di accedere al lavoro. Ad esempio su 474 detenuti, solamente 55 lavorano nel reparto di sartoria».
«La mancanza di economie sui progetti di reinserimento al mondo del lavoro è frutto di scelte politiche precise. Nonostante grandi proclami, la sicurezza dei cittadini non si persegue mettendo in carcere più persone possibili, ma attraverso un lavoro di recupero e reinserimento – proseguono -. Queste politiche non vengono messe in atto, non vengono finanziate, non vengono progettate. Assistiamo invece alla proliferazione di nuovi reati, che non fanno altro che sovraffollare ulteriormente le carceri».
«La direttrice ha sottolineato come arrivino in carcere sempre più persone, sovente molto giovani. Il sovraffollamento impedisce di fare un percorso magari più protetto a queste persone più giovani, sovente tratte in carcere per reati minori. E questo comporta che il periodo di carcerazione non riabilitativo e che la possibilità di tornare a delinquere una voltan libertà sarà più alta – concludono -. Questo è il fallimento di un paese civile».
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