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Coldiretti: “Abbattuti 25mila cinghiali, troppo pochi rispetto ai 58mila previsti”

I casi di peste suina sono saliti a 496

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I conti non tornano: nel 2023 sono stati abbattuti quasi 18 mila cinghiali quando l’obiettivo è raggiungere soglia 58 mila e lo scorso anno si è arrivati, appena, a quota 25 mila. E’ quanto fa notare Coldiretti Piemonte rispetto alla situazione che continua a rimanere grave con 496 casi di peste dei cinghiali, come riporta il Bollettino Epidemiologico nazionale del 10 ottobre 2023.

“Il Piemonte – ricorda Bruno Mecca Cici, vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia – vanta uno dei più importanti e variegati patrimoni in ambito agroalimentare. Produzioni di qualità che rappresentano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, costituendo anche una componente essenziale dell’identità culturale e territoriale. Alla luce di questo scenario, è a rischio l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele. Se, quindi, agli allevatori è stato chiesto di attuare le necessarie azioni di biosicurezza, è parallelamente indispensabile intensificare la lotta ai selvatici”.

“Continuiamo a rilevare – affermano il Presidente Coldiretti Vercelli-Biella Roberto Guerrini e il Direttore Luciano Salvadori – che le misure adottate fino ad ora sono state insoddisfacenti. Lo scorso giugno, Coldiretti Piemonte ha presentato al governatore Alberto Cirio ed al Commissario straordinario Vincenzo Caputo un decalogo delle azioni prioritarie, costituendo una Commissione permanente e periodica di monitoraggio per salvaguardare le nostre imprese suinicole a rischio. Ad oggi, però, i numeri degli abbattimenti continuano a non tornare: sono ancora troppo poco efficaci le azioni di contenimento tanto che gli obiettivi risultano parecchio distanti. Crescono, però, i casi di peste nei cinghiali, così come il diffondersi dei focolai domestici – attualmente 9 concentrati nella vicina Lombardia – esponendo a serio rischio il nostro territorio, l’allevamento, le attività ludico-ricreative e tutto l’indotto nelle aree soggette a restrizioni. E’ urgente agire superando ogni possibile incertezza, mettendo in campo tutte le risorse disponibili e le azioni necessarie, anche attraverso il coinvolgimento attivo dell’esercito, così da tutelare le imprese agricole e l’intera regione dal dilagare del numero di cinghiali”.

 

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    11 Ottobre 2023 at 17:53

    Dovrebbero abbatterli tutti, non 58 mila. Quando non ci saranno più cinghiali staremo meglio. Non servono a nulla se non a fare danni a cose e persone.

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