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Ciao Paolone. Il ricordo di Edoardo Tagliani

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paolo bianchi

Ciao Paolone. Il ricordo di Edoardo Tagliani
Edoardo Tagliani ricorda Paolo Bianchi (leggi anche qui)
E se ne e’ andato, il Paolone.
Nel suo letto, mentre dormiva.

Grande botta di culo, barista.

Ero con quattro amici all’inaugurazione della Boheme.
E con la mia prima moglie (ne ho avute troppe 🙂 )

Il tavolo di legno. Il palco attrezzato.
Le finestre piccole sul fiume e la Isa in cucina.

Le medie rosse come non ci fosse un domani.

Anarchico.
Con quel suo naso troppo dritto sulla faccia troppo stretta.
Era buffo, il Paolone.
Una testa piccina su un corpo troppo grasso.
Niente culo, niente gambe.
Ma una pancia da guinnes. Come la passione per la pista e le moto.

E se ne e’ andato il Paolone.
Nel suo letto, dicono.

Casa.
Era casa, la Boheme.

Il Paolone e la Isa erano casa.

Alle tre di notte nessuno ti caga.
Tranne loro.

Fammi una rossa, Paolone.
Isa. Ce la butti una pasta.
E si mangia e si suona la notte, che passa di li’ quasi per caso, che del tutto non conta, che anche se rabbuia noi della Boheme non la vediamo.

E spilla, il Paolone.
E parla.
E ride.
E poi si rompe il cazzo del bancone e viene a mangiare la pasta con noi.

L’alba e’ un’opinione storta, alla Boheme.

Il Pozzo si incazza, il Monte non si stacca dal basso. Il Cinghia prende il violino e quel marrano del Coppa ammazza il rullante.
La notte e’ un’idea bislacca.
La vita no.

E tutti gli altri.
Tutti gli altri si godono la musica e il fiume di sotto.

Non si racconta, la Boheme.

Ciao, Paolone.
Fanculo te, le tue medie rosse, il palchetto e le penne alla panna.

Dormi.
Che io vado a fare un pezzo, Paolone.
Poi torno per la grappa.

(e grazie e grazie e grazie, Paolone., e grazie e grazie e grazie)

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