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Addio alla staffetta partigiana
Eva Corbelletti, sorella del vicecomandante Primo, è mancata all’età di 95 anni

Addio alla staffetta partigiana. Eva Corbelletti se n’è andata a 95 anni.
Una delle ultime staffette partigiane biellesi ha chiuso gli occhi lasciando dietro di sé una vita di coraggio, determinazione e schiettezza. «Non ti do niente, ormai la guerra l’avete persa e tra poco vi mandiamo fuori dal Paese», aveva risposto, appena 13enne, a un soldato tedesco che le puntava una pistola alla tempia. Non aveva timore, diceva, e chi l’ha conosciuta sa che non erano parole di circostanza.
Addio alla staffetta partigiana
Nata nel 1929 nel quartiere Riva a Biella, Eva era cresciuta in una famiglia di resistenti. Suo fratello Primo era vicecomandante del Settimo comando partigiani e lei, a 13 anni, era diventata staffetta sotto il comandante Gemisto, Francesco Moranino. «Le davano i messaggi da portare ai partigiani, c’erano delle stazioni dove portarli. Li nascondeva nei gambaletti e sopra indossava le scarpe – ricorda la figlia Fiorlisa -. Sapeva bene i rischi che correva ma non esitava mai. La paura, se l’aveva, la celava bene».
Tre episodi raccontano meglio di mille parole il suo coraggio. Il primo, sulla salita di Riva che conduce alla chiesetta di San Giuseppe. «I tedeschi avevano un posto di blocco e uno di loro le intimò di consegnare un messaggio. Lei gli rispose che non l’avrebbe fatto, poi scappò con un’amica nella chiesa. Il soldato la seguì, le puntò l’arma ma lei riuscì a nascondersi tra i banchi», racconta Fiorlisa.
Il secondo ricordo la vedeva impegnata in alcuni viaggi nel Vercellese. «Lei, insieme alla madre, portava anche i messaggi ai partigiani prendendo il treno. Settant’anni fa il tragitto era lungo. Portavano con loro il “pane della soma”, un pane nero sul quale mettevano burro e aglio per pranzo. Portavano le notizie e poi tornavano con la spesa, per non dare nell’occhio».
Infine, la poesia contro i tedeschi. «L’aveva trovata e poi letta in fabbrica, dove lavorava sua mamma. Qualcuno fece la spia e i tedeschi arrivarono in casa a cercarla. Lei riuscì a nasconderla sotto un armadietto. Anche in quell’occasione non cedette».
Una donna di carattere
Ma Eva non fu solamente una staffetta partigiana. «Era una donna senza peli sulla lingua, testarda, esprimeva le sue opinioni senza problemi. Ha dedicato la sua vita alla famiglia. È stata una madre straordinaria. Rimasta vedova a 50 anni, intorno ai 60 ha iniziato a viaggiare molto. Ha visitato tre volte Parigi ed era orgogliosa di essere venuta a trovarmi ben 14 volte negli Stati Uniti, dove vivo da 42 anni».
Tante le passioni coltivate durante la sua lunga vita. «Amava lavorare ai ferri, faceva maglioni per la famiglia. A 72 anni si è convertita alla fede evangelica, partecipava assiduamente ai momenti di preghiera e univa l’interesse per il cucito al volontariato. Ha fatto i tendoni per la chiesa di Gaglianico. Le piaceva raccontare storie e amava tutti gli animali. Era molto patriottica: è andata a votare ancora dopo i 90 anni. Non è stato facile per lei accettare che io fossi diventata cittadina americana. Il suo sogno era che tornassi in Italia, a Biella, ma negli Stati Uniti avevo trovato il mio posto – conclude -. Solo il Covid l’ha fermata. Rimanendo in casa ha perso un po’ la capacità di camminare. Ma la sua energia era straordinaria ed invidiabile».
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