Attualità
A quasi 8 anni di distanza nelle aule del tribunale si riparla della rissa nella sede dell’allora Lega Nord
A seguito del ricorso presentato dall’ex consigliere Roberto Desirò contro una sentenza favorevole a Davide Crovella
BIELLA – Anche nella nostra piccola realtà ci sono i processi e/o le inchieste bis come avviene nella grandi Procure della Repubblica. Niente di particolare ma nei prossimi giorni, precisamente il 19, si tornerà a parlare della famosa presunta rissa avvenuta in una sera d’estate del 2013 nella sede provinciale della Lega cittadina, tra appartenenti al Carroccio appunto. Scontro che mise di fronte l’allora capogruppo a Palazzo Oropa, Roberto Desirò e il presidente del consiglio Silvano Rey con il primo che accusava il secondo di averlo colpito con un calcio al ginocchio e con il secondo che accusava il primo di essersi inventato tutto. Dopo nove anni la vicenda tonerà in aula per un altro processo che vede di fronte sempre Desirò da una parte e il sindaco di Andorno Davide Crovella, anch’egli all’epoca dei fatti appartenente al Carroccio, com’è ancora oggi.
Ma partiamo dall’inizio. Chi si occupa di politica locale ricorderà come quell’episodio ebbe forti ripercussioni sulla vita amministrativa cittadina all’epoca guidata dal sindaco Dino Gentile a capo di una maggioranza di centrodestra. L’accusatore, Roberto Desirò, venne espulso dal partito, e con lui anche Silvano Civra Dano, leghista della prima ora del triverese, finito nella lista nera per aver criticato l’allora presidente della Provincia, Roberto Simonetti – sempre del Carroccio – per l’istituzione della famosissima, in senso negativo, tassa sui passi carrai che fece infuriare migliaia di contribuenti. Ma anche Rey venne politicamente castigato non dal partito ma dalla sua stessa maggioranza a Palazzo Oropa che, proprio a seguito di quell’episodio, con votazione segreta lo dimissionò da presidente del consiglio. Questa è la storia passata.
Quella ultima invece racconta che quattro anni fa ad Andorno l’opposizione consigliare presentò una interrogazione che criticava fortemente il sindaco Crovella per il suo ruolo tenuto durante l’inchiesta del 2013. Esercitando un suo legittimo diritto, il primo cittadino aveva così presentato una querela per diffamazione contro lo stesso Desirò, ovvero l’artefice dell’operazione, ottenendo esito positivo. Due anni dopo infatti il giudice di Pace condannava Roberto Desirò a una multa di mille euro.
Ma l’ex leghista, convinto delle proprie ragioni su quanto accaduto in quella notte d’estate nella sede di via Repubblica, aveva presentato ricorso che verrà esaminato dal tribunale cittadino tra meno di due settimane.
«I magistrati sono ben documentati – afferma Desirò – su quanto accaduto quella sera e spero che finalmente possa spiegare le mie ragioni, cosa che non ho potuto fare davanti al giudice di Pace».
La sua conclusione è fortemente contraria all’attuale giunta cittadina, sempre a traino leghista: «Ai biellesi dico che prima di criticare la Littizzetto sarebbe ora di fare mea culpa perchè se avessimo avuto un po’ più di attenzione quando leggiamo i giornali e un po’ più di memoria storica sulla vita politica locale, forse prima delle ultime amministrative qualche domanda in più se la sarebbero dovuta fare».
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