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Sanremo, sogni e futuro: la cantante biellese Ansia si racconta – VIDEO

Intervista a Gaia Gorla Neggia

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Giovane, appassionata e solare. Il ritratto di Gaia Gorla Neggia – in arte, Ansia – è fin troppo semplice da delineare. La musica le fa brillare gli occhi e sorridere il cuore.

Classe 2003, ha partecipato ad “Area Sanremo”, il concorso canoro che consente ad alcuni dei partecipanti di accedere alla sezione “Giovani” dell’edizione successiva del Festival.

Nome d’arte: “Ansia”. Una scelta che rivela sensibilità. Non è un caso che le sue canzoni dai contorni introspettivi oscillino tra la necessità di mettere ordine nel caos interiore e il bisogno di decifrare la realtà esterna.

Come nasce la passione per la musica?
Ho iniziato ad appassionarmi alla musica quando ero piccola. Mia madre, da giovane, suonava in una band. Quando vivevamo a Chiavazza, mi faceva ascoltare la sua musica preferita: Queen, R.E.M., Foo Fighters e tutto il rock degli anni Ottanta. Lì ho iniziato ad appassionarmi. Alle scuole medie il mio professore di musica mi ha spinto ulteriormente verso il canto. Poi ho frequentato Sonoria, scuola di Musica di Cossato, dove mi hanno insegnato tutto. Ho creato una band e abbiamo iniziato a girare nel Biellese, in Piemonte e a Milano. Dopo ho deciso di iniziare da solista.

Per poi arrivare ad “Area Sanremo”…
ansiaÈ stato tutto molto casuale. A settembre avevo sul telefono una bozza di “Io migliore”, il singolo realizzato insieme al produttore e compositore “Morgan Rosin”, in arte Wairu. Ero triste, volevo dare una svolta a quello che stavo facendo. Ho cercato “concorsi canori” su Google, terzo risultato: “Area Sanremo”. Mi sono iscritta senza sperarci. Quando mi hanno contattata, non riuscivo a crederci.

Che tipo di esperienza è stata?
Ero l’unica ad aver fatto questa cosa “a caso”. C’erano ex concorrenti di “Amici” o di “X-Factor”, persone più conosciute di me nel mondo della musica, che cercavano di arrivare a Sanremo giovani. Non ho mai provato così tanta ansia nella mia vita.

A proposito di ansia, quest’ultima è una componente caratteriale così determinante da diventare un nome d’arte?
Fa parte della mia vita e ho deciso di scegliere un mio modo di essere come nome d’arte. Volevo trarne qualcosa di positivo. Da quando ho scelto il nome “Ansia”, ho imparato a viverla in maniera più leggera.

E anche a giocarci sui social…
Sì, è un tema di cui si parla sempre con le pinze, perché molto delicato. Tuttavia ho scoperto che le persone, parlandone in maniera banale, si sentono più leggere. Per questo sto realizzando e pubblicando sui miei social dei video in cui pongo domande alle persone sulle loro ansie.

Torniamo alla musica. Ci sono progetti in corso?
Dopo Area Sanremo, desideravo tornare a lavorare nei contesti da cui sono partita: piano bar e locali, davanti alle persone sedute a sorseggiare qualcosa. Ma sto pensando anche ad altro. A luglio, infatti, tornerò a Sanremo, con l’orchestra sinfonica, per un omaggio a Vittorio De Scalzi. Inoltre il 7 maggio è uscito un nuovo singolo, in inglese, dal titolo “One last goodbye”. Si tratta di una canzone legata al libro di Anastasia Parpaglioni, una creator su Tik Tok, che mi ha chiesto di creare una colonna sonora per il suo romanzo.

Nelle tue canzoni c’è tanta interiorità.
Fa parte della tua idea di musica? Sì. vivo la musica come un dialogo, spesso anche molto faticoso, con me stessa. Credo di non essere ancora in grado di aver interiorizzato il processo. Le mie canzoni nascono dopo aver trattenuto troppo a lungo un’emozione, positiva o negativa. Sento il bisogno di scrivere e spiegare quello che provo. La musica mi aiuta a mettere ordine e dar forma alle cose.

Parliamo di Biella. Che tipo di rapporto ti lega a questa città?
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Il mio grande sogno è diventare la cantante di Biella. Cerco di portare questa città in giro con me. Ho cercato di farlo ad Area Sanremo, indossando i cappelli di Barbisio. Non posso negare, però, che il mio rapporto con Biella sia anche travagliato. Probabilmente questa è una città che si apprezza maggiormente quando si va via, come mi è capitato quando sono andata a vivere a Milano.

Chiudiamo con uno sguardo sul futuro. Come ti vedi tra dieci anni?
Tra dieci anni spero di aver già partecipato a Sanremo, in gara, e di aver fatto almeno tre album, che significherebbe trenta pezzi. Per quanto riguarda il futuro prossimo, invece, mi auguro che dai prossimi singoli emerga ulteriormente la mia personalità artistica.

Michele Petruzzo

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