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La politica biellese al bromuro
In una situazione economica, come quella attuale che colpisce il nostro territorio ma, più in generale l’Italia e l’Europa, la politica diventa una voce lontana, soprattutto se incapace, come adesso, a dare risposte efficaci. La crisi, con quello che ne consegue in termini di impoverimento e disagio sociale evidenzia, in maniera plastica le carenze, oramai strutturali, nelle quali versa la proposta politica e, di conseguenza, le idee che riesce a mettere in campo. Per questo, mi rendo conto che diviene difficile appassionare – o anche solo interessare – il grande pubblico su quello che avviene dentro i “palazzi” del potere locale.
Prova ne è, per esempio, il silenzio che, in altri tempi avrebbe invece provocato un gran parlare, sulla scelta eretica che, il “grande vecchio” della politica biellese, Luigi Squillario, ha fatto con la nomina dell’ex deputato Sandro Delmastro nel Consiglio di Amministrazione della Biverbanca. Un’eresia solo apparente dove, i vecchi antagonisti di un tempo, si ritrovano in una comune battaglia per difendere l’ultimo forziere del territorio, attualmente minacciato dai partner astigiani.
Qualcuno avrebbe potuto parlare del cedimento al gioco delle banche da parte del vecchio fascista Delmastro o, peggio, dell’incapacità di trovare, da parte del vecchio democristiano Squillario, un uomo della sua parte in grado di sostenerlo, efficacemente, in una battaglia che, probabilmente, l’ex Sindaco di Biella ritiene campale. Invece nulla. Verrebbe da pensare che la politica locale è in altre faccende affaccendata.
Il punto che sfugge però è capire quali. Mai, a mia memoria, si erano registrate nomine in società ed enti pubblici – come quelle avvenute fino ad ora (ATL, Santuario d’Oropa, Consorzio Iris, ATO dell’acqua e da ieri l’altro, Cordar…) – senza una qualche voce oppositiva anche solo per il classico gioco delle parti. Oppure, sulla “farsa democratica” dell’elezione di secondo livello dell’ente Provincia, una qualche analisi sui risultati dove, registrando promossi e bocciati, si evidenziasse la bocciatura della dinastia Picchetto in casa Forza Italia.
Probabilmente sta scorrendo il sangue tra i “berluscones” locali ma non vi è interesse alcuno, neanche dalla stampa locale così affamata di gossip, nel registrare l’evento. E potremmo continuare con gli esempi. Certo, molte di queste nomine, dalla Provincia all’Iris, sono poltrone praticamente non remunerate e sappiamo le grandi manovre in corso (o appena concluse) sulle uniche due società pubbliche ancora in salute, Seab (rifiuti) e Cordar (acqua), che garantiscono gettoni e potere. Ma, in verità, tutto appare sfocato, distante, da addetti ai lavori. Una sorta di luogo altro dalla vita concreta delle persone che non hanno più voglia ne tempo di dedicarsi a quanto avviene nel “palazzo”.
Se la politica avesse dignità, almeno del proprio ruolo, al posto di crogiolarsi nelle proprie posizioni acquisite (mai, per esempio, avevamo avuto una così ampia rappresentanza istituzionale nei parlamenti regionali e nazionali) proverebbe a dare uno scossone e dimostrare la propria utilità. Invece sembra che tutti i nostri politici abbiamo deciso di fare colazione, tutte le mattine, con ampie dosi di bromuro e, con questo, anestetizzare anche la voglia di cambiamento dei cittadini. Sempre che a noi interessi, veramente, cambiare la situazione attuale perchè, nel caso, di molti politici locali se ne potrebbe tranquillamente fare a meno.
Roberto Pietrobon
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