Attualità
All’ottavo mese di una gravidanza a rischio si fa comunque la coda in sala d’attesa per gli esami del sangue
All’ottavo mese di una gravidanza a rischio si fa comunque la coda
in sala d’attesa per gli esami del sangue
«Alcune settimane le è stato detto dai medici, giustamente, di evitare di andare all’ospedale a meno che non fosse stata “in punto di morte”, vista la sua condizione, però poi per gli esami del sangue, obbligatori, le donne con gravidanza a rischio non hanno diritto all’accesso prioritario. Mi chiedo che senso abbia».
A parlare è Daniel, il compagno di una futura mamma incinta di 8 mesi che nei giorni scorsi si è recata al centro prelievi per le analisi, da eseguire a cadenza mensile.
«Non ha mai preteso di saltare la fila o di avere particolari attenzioni in quanto incinta, però, vista la situazione attuale, mi pare opportuno ridurre al minimo i rischi – premette –. Quando è arrivata, ha preso il numero sia per la fila ordinaria che per quella prioritaria, ma all’accettazione le è stato spiegato che, pur essendo la sua una gravidanza a rischio, non aveva diritto alla corsia preferenziale. Alla fine è comunque passata prima, ma solo per la gentilezza delle persone presenti in sala d’attesa che hanno assistito. Non ce l’ho con il personale sanitario, che ovviamente segue le direttive, però mi sembra senza senso. Perché la mia compagna deve essere esposta a un pericolo all’ottavo mese in un periodo come questo, considerato che oltretutto una donna incinta se si ammala non può assumere farmaci, se non la tachipirina? Se contraesse il Covid-19, non potrebbe prendere né antivirali, né immunosoppressori. Credo che in questa fase le donne incinte debbano essere considerate più a rischio ed essere comprese tra le categorie che hanno accesso prioritario».
Va detto che l’Asl ha adottato una serie di misure di prevenzione per evitare che possano accedere all’ospedale persone potenzialmente infette, come ad esempio la misurazione della temperatura all’ingresso: «E’ vero – aggiunge Daniel -, però da quanto ne so si può tranquillamente avere il virus ed essere asintomatici. Le sale d’attesa oltretutto sono luoghi chiusi… e il rispetto delle distanze di sicurezza è lasciato al buon senso delle persone. Non dico che l’ospedale non sia un luogo protetto, però se le è stato detto da personale medico di evitare di andarci se non per ragioni gravi, evidentemente non è nemmeno il posto più sicuro del mondo in questo momento; è anche abbastanza comprensibile».
Daniel racconta quindi la precedente esperienza vissuta dalla compagna alla quale si riferisce: «Era al settimo mese – spiega -, uscendo dal lavoro ha avvertito un senso di pesantezza pelvica e dolori ai fianchi. Ha chiamato in reparto e dalla ginecologia l’hanno rassicurata, invitandola però ad andare all’ospedale a farsi controllare, ché certi sintomi non vanno trascurati».
Quindi la donna si è presentata al pronto soccorso, dove ha seguito l’iter ormai noto, con misurazione della febbre, triage e percorso rapido per raggiungere il reparto: «Quando è arrivata in ginecologia – conclude Daniel -, le è stata fatta una mega ramanzina. “Al pronto soccorso non ci devi andare, a meno che tu non sia in punto di morte. È pericoloso”, le è stato detto. Giustamente. Infatti so che poi sono state adottate procedure per cui adesso le donne incinte, se non hanno febbre o altri problemi, vanno direttamente in reparto, senza transitare dal pronto soccorso. Dunque le dici di evitare assolutamente di venire in ospedale, oltretutto trattandosi di gravidanza a rischio, però poi la fai stare in sala d’attesa con decine di altre persone per gli esami del sangue mensili. Che senso ha?».
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook