Sale & Pepe
Spostiamo un’ora avanti le lancette del fare
La nuova versione di “Sale & Pepe”, la rubrica curata da Luigi Apicella
Con il ripristino dell’ora solare inizia il primo passo verso l’inverno che oggi è prima di tutto demografico. E non c’è ombra di dubbio che Biella – in fatto di calo delle nascite e di popolazione sempre più anziana – se ne intenda parecchio e da parecchio tempo. Un tema nazionale, certo, ma che ha delle caratteristiche prettamente locali per le quali la classe dirigente di turno ha sempre preferito guardare altrove.
Biella, la sua Provincia, gli amministratori che si sono succeduti nel corso degli anni, hanno sempre spostato in avanti le lancette delle progettualità da fare, dei cambiamenti da realizzare. Risultato? La gente, chi ha potuto almeno, se ne è andata altrove. Chi è rimasto, invece, ha dovuto fare i conti con una crisi del territorio senza fine fatta di tagli occupazionali, aumenti dei costi, chiusure, serrande abbassate, giocando sempre “sulla difensiva” (che tradotto significa meno figli rispetto ad altri contesti nazionali).
Come dargli torto? Solo che a Biella, preso atto di questi cambiamenti epocali, si continua a raccontarsela quasi che domani mattina, con una bacchetta magica, si potesse riportare indietro le lancette del tempo che è stato. Prendiamo l’importante lavoro di recupero e ripristino che si sta facendo allo stadio Lamarmora Pozzo (che in questo caso spero possa essere anche di… facciata come già ricordato all’assessore Moscarola) con la previsione di poter ampliare anche i posti a sedere. Prendiamo piazza Vittorio Veneto, ripavimentata, resa pedonale, con il tema bagni pubblici all’ordine del giorno – vista anche l’età che avanza della popolazione locale – ma che manca ancora di una progettualità collegata, in naftalina da oltre un decennio: il sottopasso/sovrappasso/semaforo a chiamata davanti all’altezza dell’Esselunga di via Lamarmora.
Il rischio è di ritrovarsi fuori tempo massimo, con luoghi/strutture/piazze rimodernati, magari con un ultimo miglio ancora da fare, ma privi della cosa più importante: i cittadini, emigrati altrove. Ben venga certo turismo in crescita, ben vengano la serie C di calcio, la Champions League femminile, i tanti eventi proposti: tuttavia si ha la sensazione che manchino all’appello alcune classi generazionali, specie quella tra “gli enta e gli anta” che un tempo viveva la città, faceva le vasche in via Italia, frequentava i locali.
Sono tutti emigrati? Hanno fatto fortuna all’estero? Chi di loro è rimasto in Provincia? Ora se la città ritrova in certi quartieri una certa vitalità commerciale dei tempi andati grazie al contributo dei pochi immigrati che decidono di restare qui, non è che dobbiamo fare tanto i sostenuti storcendo il naso. La crisi economica, il calo demografico, sono tagliole micidiali che non fanno sconti: però è anche vero che a Biella la classe dirigente degli ultimi trent’anni, con il suo attendismo e la sua scarsa visione, ha contributo a peggiorare la situazione scontentando tutti.
Consapevoli di questo proviamo a voltare pagina, rimboccandoci le maniche e puntiamo le lancette del fare sul serio un’ora avanti.
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