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Oropa, Sangiuliano e il mistero della fede

La nuova versione de “Sale & Pepe”, la rubrica di Luigi Apicella

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Alzi la mano chi, in questi giorni, non abbia commentato anche distrattamente le vicende dell’ex ministro alla Cultura Sangiuliano, travolto da un gossip political amoroso d’altri tempi, in pieno stile commedia all’italiana. Alzi la mano chi, nei mesi scorsi, non lo ricordi con tanto di codazzo al seguito varcare i cancelli (ancora loro…) del nostro bellissimo santuario di Oropa, luogo che, mai come oggi, gli consiglierei di visitare – questa volta privatamente e senza troppo clamore – alla ricerca di quella “pace interiore” necessaria per ripartire dopo le note vicende che ognuno di noi è stato suo malgrado “obbligato” a conoscere.

Come il tema del mistero della fede, non legato ad aspetti religiosi, ma piuttosto alla fede nuziale dell’ex ministro che, in determinate uscite anche ufficiali era solito toglierla forse per non urtare la sensibilità della signora Boccia (anch’essa salita agli “oneri” delle cronache in questa imbarazzante vicenda italica) che era solito accompagnarlo in molte delle sue uscite ufficiali.

Dal sacro al profano il passo è come sempre breve: restando sempre ad Oropa, mi dicono che, in vista della prossima imminente festa di San Bartolomeo, non ci saranno le mucche, presenza storica e tradizionale da sempre identitaria per il nostro territorio. Se questa ipotesi fosse confermata, non vorrei che questa scelta fosse il risultato di un cambiamento culturale in atto, considerato che – a proposito di cultura per le vicende di cui sopra – la strada da fare è ancora piuttosto lunga e non sempre risulta migliore. Investire sulle tradizioni è e resta un passo fondamentale per un territorio come il nostro, sarebbe un peccato perderle. Investire, invece, sull’ennesimo supermercato questa volta a Chiavazza, frutto di ragionamenti discutibili dell’amministrazione precedente, rischia di diventare un punto di “non ritorno” anch’esso culturale.

Tra tradizioni secolari che hanno difficoltà a sopravvivere e supermercati che crescono come funghi (perché è la strada più facile per un’amministrazione senza una visione di lungo periodo per far vedere che si fa qualcosa) occorre porre dei paletti, prima di tutto di metodo, poi anche culturali. Non è vero che ogni investimento sul territorio è un bene, anzi semmai è il contrario. Ci sono investimenti che senza tener conto delle dinamiche di cui soffre Biella da decenni (calo demografico progressivo, giovani che vanno fuori a studiare o lavorare e non rientrano, popolazione sempre più vecchia) rischiano di diventare l’ennesimo buco nell’acqua per la nostra città. Con tanti centri commerciali e una popolazione sempre più anziana, il rischio di nuove cattedrali nel deserto è praticamente dietro l’angolo.

Se il centrodestra, vuole cambiare la rotta sul fronte demografico come ricordato in campagna elettorale, cercando di riportare la popolazione a 50mila unità, forse sarebbe già tempo di correggere un po’ il tiro di certe uscite e di certe proposte pubbliche, ormai vecchie, risapute e senza prospettiva.

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