Sale & Pepe
Biella rivive grazie al commercio multietnico
La nuova versione di “Sale & Pepe”, la rubrica curata da Luigi Apicella
Si apre e si chiude, si cammina e si cambia. Questa massima sembra essere il ritornello di molte attività commerciali cittadine che, vista la luce, nel breve volgere di una stagione (a volte anche meno) hanno chiuso i battenti. Il cambiamento, fa paura, stravolge equilibri consolidati, ma è inarrestabile. Per questo la vera sfida – anche in una realtà statica come quella biellese – è riuscire a fare del cambiamento un’opportunità.
Mettersi in proprio al giorno d’oggi, aprire un’attività commerciale che possa durare e differenziarsi, è una sfida che richiede professionalità, consapevolezza, conoscenza, visione. Prima di ogni polemica con le scelte di questi decenni da parte della politica locale sugli assi di sviluppo su cui si è deciso di puntare (anzi di non puntare) il discorso è prima di tutto privato, di scelta consapevole: oggi non si tira su una serranda tanto per, a cuor leggero, per il gusto di farlo.
Nell’era dell’e-commerce più sfrenato, di una politica di prezzi con la grande distribuzione che definire concorrenziale è poco, di una politica degli affitti dei locali specie in centro città che è proibitiva, perché aprire un’attività commerciale? La risposta, lasciando da parte per una volta il centro storico, ci arriva da zone della città che si trovano a sud e che si stanno piano piano rianimando: cito viale Macallè, con tutte le sue attività aperte specie in zona stadio, piazza Adua, via Torino, lo stesso viale Roma che – grazie alle attività di varia provenienza e cultura – sta ritornando ai suoi vecchi splendori di un tempo. Fateci un salto, si tratta di un’area accessibile che consente anche di trovare parcheggio senza troppe difficoltà, e ve ne rendere conto di persona.
Qualcosa sta cambiando sul fronte dell’iniziativa privata proveniente altre culture: l’auspicio è che anche il centro storico, aiutato magari da una politica sui parcheggi più lungimirante, possa di fatto aiutare le tante vetrine vuote e dismesse a ritrovare un po’ di luce. Leggiamo in questi giorni di un nostro turismo locale “in cammino”: la speranza è che proseguendo su questo filone anche lo stesso “cammino” delle attività commerciali che nascono nei vari quartieri possa contribuire a rendere la città al passo con queste nuove dinamiche.
L’adunata degli Alpini 2025 sarà un banco di prova formidabile di quanto vado raccontando con l’auspicio che tale banco – come in qualsiasi attività commerciale che si rispetti – possa diventare imbandito, ricco e abbondante sia delle tante nostre eccellenze locali, sia delle nascenti realtà etniche che sempre di più faranno parte del nostro biglietto da visita made in Biella. Come si cambia, per non morire, come si cambia per ricominciare cantava Fiorella Mannoia…
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Ardmando
17 Ottobre 2024 at 14:52
E vedere così in centro di Biella trasformarsi come certi quartieri di Milano, dove le attività sono saldamente in mano ai cinesi. Che ha portato allo spopolamento da parte di residenti italiani, crollo degli affitti e conseguente ingresso di residenti cinesi. Da li ad avere Chinatown il passo è stato brevissimo. Vedremo Via Italia trasformarsi nella Chinatown biellese?