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Biella, l’ultimo Vespasiano e il conte di Carmagnola

La nuova versione della rubrica “Sale & Pepe”, curata da Luigi Apicella

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Questo vuole essere un sale & pepe da cantastorie di paese sul campo, come una volta, senza social o altro.

Metti una tranquilla mattinata di relax in famiglia dalle mie parti in Costiera Amalfitana e tutto ti aspetteresti meno che sentirti chiamare in piemontese “maccheronico” al parcheggio del paese. Qualcosa del tipo: “Bondì Monsu, ma cieol à lé propri dal post???” Ovvia la mia sorpresa nel girarmi e trovarmi di fronte a Gustavo, anche lui nativo tramontino ma residente da decenni in quel di Carmagnola. Piemontese d’adozione a tutti gli effetti, mi dice che lui è abituato a parlare piemontese ovunque si trovi e con risultati sorprendenti in termini di simpatia e comprensione. Sarà dico io… Rotto il ghiaccio, e da queste parti è abbastanza semplice, una volta saputo che vengo da Biella, apriti cielo: parte subito un fiume in piena, tra parole e pacche sulle spalle, di racconti in uno slang italo campano piemontese che mi ha subito conquistato, una sorta di ideale gemellaggio turistico che va dalla sagra del peperone di Carmagnola e raggiunge le nostre mete ideali, dal santuario di Oropa, al Ricetto di Candelo senza dimenticare il lago di Viverone. Gustavo a Biella dice di esserci venuto diverse volte a trovare amici di gioventù, ma di esserne rimasto impressionato per la bellezza dei suoi paesaggi e per le caratteristiche del piazzo, vero fiore all’occhiello della città.

Insomma con Gustavo, soprannominato per contrappasso dai suoi amici campani “Conte” per i modi un po’ naif, è andato in scena un triplice gemellaggio sull’asse Nord Sud, Carmagnola, Biella, Maiori senza dimenticare Tramonti, comune nativo per entrambi. E poi, aggiunge il “Conte di Carmagnola”, vorrei fare una… “minzione speciale” (dice proprio così tra le risate dei presenti…) al fatto che in città avete mantenuto i vespasiani, cosa utilissima per le tante persone di una certa età come me che amano comunque viaggiare e molto spesso hanno bisogno di una sosta volante…

Non immaginate la sua delusione (mi sembra di aver percepito una sorta di “U Diaul” improvvisato…) quando ho dovuto comunicargli che in realtà di vespasiani in città non ce ne sono più, se non un ultimo manufatto non funzionante in corrispondenza del cimitero cittadino. E qui Gustavo detto il Conte, si illumina: “Va salvato, tutelato e rimesso in funzione, oggi non ce ne sono più e sono diventati oggetto di culto per le persone di una certa età quasi come le cabine telefoniche a gettoni!!! “Luigi, venta fé quaicos!!!”.

Ci salutiamo, con una duplice promessa: rivederci ancora e provare a salvare l’ultimo dei vespasiani esistenti a Biella, perché, dice il conte ridendo, “L’bsogn a fa cunose j amis…”. Chissà mai a quale bisogno si riferiva Gustavo…

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