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Voglia di cambiamento

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elezioni amministrative

Finalmente questa campagna elettorale è finita e con essa, possiamo dirlo senza tema di smentita, è finita la “seconda repubblica”. Il Movimento 5 Stelle con il suo “né di destra né di sinistra” si è collocato al centro dello scacchiere politico. A Biella è successo quello che, su queste colonne, avevamo descritto già mesi fa: quattro eletti, tutti di centrodestra. Delmastro, Patelli, Pella e Picchetto saranno gli unici rappresentanti della nostra provincia, esattamente come avveniva negli anni 2000, solo che allora c’era il maggioritario.

Il PD – e gli altri partiti alla sua sinistra – non eleggono nessuno e anzi, a percentuali consolidate, risultano addirittura terzi dopo le destre e i 5 stelle. Dicevamo, in occasione del congresso del PD, che il neo segretario Boerio avrebbe avuto il compito di “curatore fallimentare della ditta”.

E così sarà, accompagnando il lento declino di un partito che solo 4 anni fa eleggeva Cavicchioli con il 60 per cento e che oggi, probabilmente, non lo porterebbe neppure al ballottaggio. La Senatrice Nicoletta Favero si è battuta come una leonessa in queste settimane ma nulla ha potuto di fronte a un partito diviso e a un elettorato oramai disamorato e incattivito verso la classe dirigente di tutta la sinistra. Colpisce, a riguardo, il pessimo risultato di Liberi Uguali che qui aveva uno dei suoi massimi rappresentanti, Paolo Cosseddu. Un candidato che in una settimana è passato dallo sperculare i “catapultati” degli altri partiti salvo poi, una settimana dopo, essere egli stesso catapultato in un collegio apparentemente più sicuro del nostro in quel di Milano. Risultato: sia lui che il suo leader Civati sono fuori dal Parlamento e la “grande diaspora” della sinistra del PD ha racimolato gli stessi identici voti della defunta Sinistra e Libertà.

Le piazze però sono rimaste deserte, a destra come a sinistra. Picchetto e Delmastro, certi dell’elezione, hanno fatto un po’ di photo opportunity in luoghi chiusi e nel ristretto circolo dei militanti mentre, in piazza, resistevano grillini e pochi altri. Ai 5 Stelle però non è bastato per piazzare la sconosciuta Lucia Azzolina, candidata tirata fuori dal cilindro dal leader locale Rinaldi, che – per il cosiddetto flipper elettorale di questa vomitevole legge elettorale – non sarà eletta.

I veri vincitori, almeno nel biellese, sono però i leghisti. A Biella città la Lega non aveva mai superato il 20 per cento e, nonostante il veto punitivo verso il deputato uscente Simonetti, riuscirà ad ottenere un seggio per la “candidata per caso” Cristina Patelli. Magie di questa legge elettorale ma, soprattutto, il risultato di veti e vendette incrociate dentro il Carroccio piemontese. Comunque un buon trampolino di lancio per conquistare l’unico seggio biellese nel futuro Consiglio Regionale e un’ipoteca pesante per le amministrative 2019.

Queste elezioni però, alzando lo sguardo oltre il Mucrone, sono il chiaro segnale che la maggioranza del popolo italiano vuole cambiare governo e governanti e lo vuole fare guardando a destra (Salvini è riuscito nell’impresa di “smacchiare il giaguaro” Berlusconi) e cambiando radicalmente classe dirigente (votando Di Maio e i suoi).

Questa rubrica continuerà a chiamarsi – nonostante tutto – “alasinistra” consapevoli, una volta di più, di essere parte di una minoranza, molto piccola, di questo paese ma non rassegnata allo stato di cose esistenti.

 

Roberto Pietrobon

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