Politica
L’anno dei soldi che non ci sono
L'anno che viene sia migliore di quello ch'è andato. Così, da sempre, si saluta l'anno nuovo, e a parenti ed amici lo si preconizza. A leggere le previsioni per il 2014, io vorrei tuttavia augurarmi ed augurare un bis del 2013, che a sua volta sarebbe stato migliore se avesse replicato il 2012. E così via, a ritroso, fino all'inizio, di questa crisi che non finisce mai, di cui non si vede il fondo ma si constatano i profondi sbreghi prodotti sul cosiddetto tessuto sociale. Quest'anno, perlomeno, i giornali hanno attenuato le articolesse sui bilanci consuntivi e preventivi, largheggiando con gli oroscopi che vanno forte come l'enalotto e le slot ma fanno meno danni.
Le statistiche dei morti per varia mortalità ci hanno un po' riconciliato con thanatos: i morti nelle statistiche sembrano meno morti. La condanna delle esibizioni puttaniere dei nostri vip ha ridato misura all'eros e all'immaginazione rilanciando mutande e reggipetti magari un po' vittoriani. E i soldi, il denaro, la pecunia, la grana, il valsente grande assente resta al centro dei nostri affanni. Le banche se lo tengono ed, anzi, ci pigliano in forma pignoratoria quello che non siamo più in grado di pagare in guisa di mutuo. I palazzi della politica non hanno più nemmeno i soldi per pagare le bollette, i debiti con i fornitori (che falliscono o peggio), gli stipendi dei dipendenti (vedi la Provincia di Biella), figurarsi se riescono a trovare il denaro per soccorrere in qualche modo chi non ce la fa. A meno che chi non ce la fa corra in bici al giro d'Italia o dipinga quadretti ri-nascimentali: qualche centinaia di migliaia di euro per dopare i girini e gli imbianchini Comuni ed affini sono riusciti a trovarli, evviva!
I due ultimi grandi elemosinieri dei sistema Biella, ovvero la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e la Camera di Commercio, sono in ambasce. La prima assiste impotente alla devastazione astigiana della memoria storica, del ruolo e perfino del nome di quello che, da mons. Losana in poi, è stato l'asse portante della crescita economica e sociale del territorio biellese, e vede a rischio, causa riduzione sempre astigiana degli utili, la propria capacità di sostegno ad iniziative di pubblica utilità. La seconda lo scorso anno ha distribuito (sarebbe interessante un dettaglio sul come e a chi) poco meno di un milione di euro di aiuti e contributi alle imprese biellese, ma nel bilancio di previsione dell'anno in corso la cifra è praticamente dimezzata.
Siamo nell'anno del denaro. Che non c'è.
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